Appena inserito il cd nel lettore, ho pensato di ascoltare “ Temple of Shadows pt. 2 “ degli Angra, in effetti questo platter si colloca musicalmente negli Angra di quel periodo ( Edu e’accompagnato in questa avventura dal suo ex compagno Aquiles Priester ) ; tanto e’ vero che la prima vera traccia ( la prima in assoluto e’ un interludio dal titolo “Burden” ) che poi e’ la seconda del disco “ The Ancestry “ ( non spicca per originalita’ ) ricorda molto “Spread your Fire” sia nelle ritmiche che nel ritornello centrale.
La terza traccia dal titolo “ Sea of uncertanties” scorre via piacevolmente grazie ad un ritornello che si pianta nella testa sin dal primo ascolto, da segnalare alcuni passaggi di tastiera che rimandano agli Star One di A. Lucassen ( anche questa puo’ essere considerata una sorta di “ Angels and demons” 2.0 ).
“Skies in your eyes” riporta alla memoria la gia’ edita “Wishing Well “, dopo l’intermezzo “Flor de la mar” e’ l’ora di “Crosses” che ricorda per certi versi “Nova era” ( bellissimo l’assolo centrale ) , ma anche questa canzone non spicca certo per originalita’.
“Land ahoy” , la canzone piu’ lunga del cd ( sfiora i 10 minuti ) e’ la classica canzone che inizia acustica con i suoi ritmi “brasilianeggianti” , per poi esplodere in un bel refrain centrale con Edu a raggiungere “vette elevate “ come ai tempi che furono , nella parte finale canti gregoriani fanno da preludio ad un crescendo di pathos con ritmi che si velocizzano prima di rallentare nuovamente per dar evidenza all’ ottima prestazione vocale di Edu : uno dei brani piu’ riusciti sin’ora.
“Fire with fire” , brano che non sarebbe sfigurato in “Aurora Consurgens”, interessante l’interludio “arabeggiante” prima del solos ….brano piacevole ma che non agiunge niente di nuovo .
“Mirror of delusion” inizia con il classico tocco di chitarra acustica brasilianeggiante per poi aumentare i ritmi spingendo sull’accelleratore in un classico up-tempo in pieno stile Angra , bello in ritornello centrale , canzone che si chiude come era iniziata.
“Bonfire of the vanities” e’ canzone nostalgica e a tratti malinconica , con i soliti inserti etnico-brasiliani , una delle canzoni piu’ corte del disco.
“Face of the storm” inizia epica e sinfonica per poi sfociare in una violenta doppia cassa con tappeto neoclassico come preludio al cantato “growl” di Max Cavalera a cui fa da contraltare il ritornello melodico di Edu , nella parte centrale aperture sinfoniche anticipano un solos al fulmicotone con duello chitarra-tastiera in pieno stile neoclassico; certi passaggi di chitarra rimandano vagamente ai Symphony X.
Conclude il platter la malinconica e riflessiva “Rainha do luar” con duetto e doppio cantato inglese-portoghese ( ospite la cantante Elba Ramalho ), uno dei brani piu’ originali e riusciti dell’intero disco .
Nel complesso un buon disco ( al momento disponibile solo come import giapponese ) , un concept album che narra delle vicende dei “Conquistadores ”, ma che nulla aggiunge a quanto sino ad oggi fatto dal buon Edu , dedicato ai fans nostalgici degli Angra 2.0 ( Falaschi era ).
Voto: 7/10
Stefano Gazzola