Spread Your Wings è il titolo del nuovo album, perché lo avete scelto?
(Dario) Semplicemente, tra i vari titoli dei brani del disco “Spread Your Wings” ci sembrava quello più adatto a comunicarne il mood e l’identità musicale: un inno alla libertà e all’auto-affermazione. Tra l’altro l’album è legato a un concept ben preciso, basato su due libri di fantascienza scritti da Diego Delpiano (Claire Voyant: Helliger Quest parte 1 e 2), i cui protagonisti sono i membri di una band del futuro che proviene da un pianeta che è stato colonizzato dai terrestri e che risulta avere un’atmosfera molto vicina a quella degli anni ’80, pur se riletti ovviamente in chiave futuristica con auto volanti, ologrammi, cyberspazio e via discorrendo. Abbiamo realizzato il disco come se fosse il disco della band del romanzo, quindi il titolo è in linea anche con quanto i personaggi del libro, in base alle loro personalità, avrebbero potuto scegliere per il loro album.
Copertina molto diretta e bella. Chi se ne è occupato e cosa vuole trasmettere?
(Dario) La copertina è sempre di Alessandro Bragalini, che ha curato tutte le nostre cover art sin dai tempi di When Lighting Strikes. Come spiegavo nella risposta precedente, l’album è pensato con l’idea di essere non solo un disco dei Drakkar ma anche un disco dei “Claire Voyant”, la band immaginaria che è protagonista dei romanzi, quindi serviva qualcosa che avesse una forte ispirazione anni ’80. Direi che è stata perfettamente colta da Alessandro, che ha realizzato una cover che richiama l’immaginario di quegli anni.
Disco molto più heavy e diretto, anche molto possente. Concordate?
(Simo) Assolutamente, Mattia ha fatto un lavoro eccellente!
(Dario) Penso che musicalmente il disco sia un’ideale prosecuzione di quanto fatto su Chaos Lord ma in chiave più melodica e anni ’80, e soprattutto con una produzione migliore, direi la migliore che abbiamo mai avuto (per quanto anche CL fosse molto valido da quel punto di vista, qui c’è un chiaro passo avanti).
Quale ritenete sia il pregio principale di questo album?
(Simo) Non ci sono filler! Un concept che lega brani che hanno una identità forte e ben precisa. Ognuno di essi é identificabile, rimane nella testa!
Che differenze ci sono con il suo predecessore?
(Simo) Un lavoro di produzione ancora più pulito e bilanciato da parte di Mattia, aperture solari con tastiere presenti e protagoniste in alcuni momenti ma senza mai strafare, lasciando che il metal fluisca potente sempre e comunque.
(Dario) Come dicevo prima, secondo me musicalmente prosegue il discorso iniziato da Chaos Lord ma lo declina in modo un po’ più melodico e con un’influenza anni ’80 più marcata, anche nei suoni delle tastiere, mirabilmente realizzate dal guest Johannes Frykholm, tastierista svedese dei Palantir, Symphonity e diverse altre band. Persona adorabile e grande talento che ha capito subito il mood del concept, aiutandoci a realizzarlo.
Avete avuto un approccio compositivo differente rispetto al passato?
(Dario) La già citata influenza anni ’80, legata al concept dei testi, ci ha spinto a dare all’album alcune particolarità per noi inedite. Ad esempio, la scelta di inserire una ballad acustica così tipicamente “sunset strip” e un brano strumentale è inedita per noi: si tratta di due elementi tipici di molte delle band dell’epoca che ci siamo divertiti a fare nostri per la prima volta.
Ci potete parlare dei contenuti dei testi del disco?
(Dario) Come dicevo, l’album è un concept che si collega ai romanzi del mio caro amico Diego Delpiano, e siccome abbiamo pensato di realizzarlo come se fosse l’album della band fittizia che ne è protagonista, anche tutti i testi sono scritti dal punto di vista dei personaggi del romanzo, e fanno riferimento a episodi e situazioni del loro mondo, più che del nostro. Si è trattato di una bella sfida dal punto di vista lirico, impegnativa ma anche molto divertente.
Ci sarà un tour con delle date live a supporto?
(Dario) Tour veri e propri direi di no, sicuramente però cercheremo di suonare dal vivo il più possibile. Stiamo lavorando per alcune date nel 2025 e speriamo che tutto vada come deve andare.
Da un punto di vista tecnico siete una band di straordinario talento. Ritenete di aver raccolto meno rispetto a quello che meritate?
(Dario) Non credo realmente che il concetto di “meritocrazia” sia applicabile alla musica. Come tutte le arti, deve trovare un suo pubblico e questo spesso non dipende dalla qualità della proposta ma da mille fattori diversi. Io personalmente non ho rimpianti, ho sempre fatto quello che volevo con la mia musica e sono felice di quanto ho ottenuto, poi ovviamente si può sempre sperare di fare ancora meglio in futuro.