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CYNIC – Ascension Code

CYNIC – Ascension Code

Label: Season Of Mist

“Non ci vuole molta forza per aggrapparsi. Ci vuole molta forza per distaccarsi”. J. C. Watts

I Cynic sono una band unica…spesso la loro attitudine a pubblicare album con tempistiche non regolari e distanti nel tempo è stata fraintesa come un progetto estemporaneo o di interesse casuale. In realtà la band, fin dalla sua prima e meravigliosa pubblicazione (Focus, 1993) ha portato su disco delle componenti espressive e tecniche che si competono solamente ai grandissimi, ma non solo dell’ambiente metal o musicale in generale…dell’Arte Assoluta.
La band ha subito diverse reincarnazioni attraverso gli anni…purtroppo negli ultimi due anni sono  scomparsi due elementi fondamentali al sound caratteristico della band. Il batterista Sean Reinert (un genio dietro le pelli, presente sia sull’album di debutto Focus, che sul capolavoro dei Death: Human) e il bassista Sean Malone (mostruoso bassista già con OSI, Gordian Knot e negli stessi Cynic).
La band dopo queste tragiche perdite è rimasta nelle mani di Paul Masvidal…chitarrista eclettico, in continua sperimentazione con una sua distintiva essenza artistica. (Classe 1971, registra Focus a soli 22 anni, in possesso di una tecnica straordinaria ha un’approccio allo strumento e alla liricità musicale per molti versi vicino ad “alieni” come Allan Holdsworth, Brett Garsed e John Etheridge, un background fortemente influenzato dalla Rock-Fusion, dal Jazz e dal Progressive Rock in generale. E di Progressive è quello di cui parliamo e sentiamo in questo nuovissimo Ascension Code edito per la francese Season of Mist (che pubblicò anni fa anche il debut-album degli Aghorà di Santiago Dobles, con Reinert e Malone in formazione e che dovevamo molto ai Cynic e alla sua seconda reincarnazione: i Portal – con la voce femminile).
Ascension Code è l’ultima (in ordine temporale) espressione musicale di Paul Masvidal, che rimasto “solo” nella band decide di avvalersi di un batterista strepitoso: Matt Lynch (già con i fenomenali Trioscapes) e alle tastiere/bass-programming Dave Mackay.
L’album è strutturato su 9 brani scritti, arrangiati e cantati da Masvidal che si alternano ad altri 9 intermezzi che fungono da collante tra le diverse parti per creare un’unica opera che sa di concept.

Pezzi come  The Winged Ones, 6th Dimensional Archetype e Architects Of Consciousness sono un viaggio musicale di Masvidal nei meandri del prog-fusion, ritmi complessi, strutture articolate, assoli fluidi che abbracciano scale Tonali e Modali per una “libera improvvisazione” sui temi e le ritmiche ricamate di Masvidal. Il livello tecnico dell’album è altissimo…il tutto però è espresso con grande armonia e delicatezza lungo tutto l’album. La tecnica non è mai fine a stessa e serve solo per veicolare le idee musicali di Paul. Un similare artistico-pittorico potrebbe essere Rembrandt van Rijn, in possesso di una tecnica avanguardista e stupefacente che realizzava opere in cui era il senso  era al centro dell’opera e non la spettacolarizzazione delle proprie doti tecniche, doti che se non ci fossero state però, non avrebbero dato senso all’opera stessa.
Quello che si percepisce da Ascension Code è però un grande senso di tristezza…la tematica “ferma” al tema dell’ascensione…un distaccamento spirituale…gli ambienti sonori molto aperti, ma pieni di quel senso di malinconia profonda, sottolineano che Masvidal attraverso la sua arte ha elaborato i lutti della sua band e ha ricreato un forma tangibile delle sensazioni negative e tragiche che gli sono capitate. E’  fondamentale questo passaggio perché sottolinea l’importanza e l’altezza artistica di un chitarrista che ha anticipato un mondo musicale nel ‘93 che era ancora nella sua forma embrionale e oggi trasmette la sua delicatissima sensibilità attraverso la sua arte.
Che la vogliate chiamare prog-metal, rock-fusion o altro non ha alcuna importanza…perché ogni nota di questo Ascension Code è unica e distintiva di ciò che fa un disco un’opera d’arte, nella sua definizione di espressione unica dell’Uomo attraverso la sua sensibilità.
Il non comprendere l’essenza di questo disco significa non avere chiaro la Definizione di Arte.
Masvidal, Mackay e Lynch hanno fatto, con questo album, un passo in avanti nella sperimentazione finalizzata all’espressività e al senso più puro della musicalità…nel 1993 in tanti non capirono l’onda d’urto di Focus e in tanti oggi non capiranno la forza di questo Ascension Code…ma è il grande dramma dei giorni nostri in presenza di musicisti che essendo sempre “avanti” con i tempi non vengono da subito capiti (vedi Robert Fripp)…se non percepiti come un qualcosa che con il passare degli anni diventa una realtà. Si ha come la sensazione che questo sia un album che è già là…avanti negli anni e nel tempo…a quando anche le menti della società saranno più ricettive verso un certo tipo di linguaggio.
Di musicisti come Paul Masvidal ne esistono pochi al giorno d’oggi e la grande disgrazia è che vengono compresi sempre meno.

“Il mare è pericoloso e le sue tempeste terribili; ma questi ostacoli non sono mai stati un inconveniente per rimanere a riva”. Ferdinando Magellano

Voto: 9/10

John Sanchez

Tags: season of mist
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