Dopo venti anni da “Revenge”, i Crom Mags tornano.
Evitando i casini tra Harley Flanagan e gli altri fondatori che hanno bloccato, secondo me, la continuazione della produzione di album; i Cro-mags, o quello che ora viene considerato dai giudici il “possessore” dei moniker ci propongono “In the beginning” anticipati da due singoli dello scorso anno “Don’t give in” e “From the grave”, che fanno parte dell’album per altro.
Ma torniamo a noi. Il titolo da l’impressione che la band decida di tornare indietro nel tempo per poter andare avanti e quindi l’hardcore anni ’80 è la loro soluzione. Quindi HC vecchio stampo veloce, rabbioso, intriso da metodologie punk per un totale di quaranta minuti scarsi.
Troviamo nelle tredici tracce due guest star: Carlos “Lamont” Cooper con il suo violoncello in “Between wars” e Phil Campbell alla batteria su “No one’s victim”. Si quel Campbell e si alla batteria, avete letto bene. Per quello che concerne la scelta di mixer, dato che ho già accennato come la band ha composto quest’album, sono in tutto e per tutto riconducibili ai vecchi stilemi dell’hardcore e delle proposte sonore di fine anni 80 HC. Materiale scarno, senza fronzoli e senza troppi abbellimenti. Diretti alla fonte della rabbia e sparsa a profusione. Harley Flanagan che oltre alla voce ci mette il basso, as usual, dimostra ancora di saper fare il suo lavoro.Gabby Abularach e Rocky George (Suicidal Tendencies e Fishbone) alle chitarre menano fendenti a destra ed a sinistra; a chiudere la lineup Garry “G-Man” Sullivan alla batteria, lui già session di Flanagan e batterista dei B-52.
Il brano di apertura “Don’t give in”, che abbiamo già segnato che è singolo, “No one’s coming”, “Ptsd”,”The Final Test”,”There Was A time”, “From the grave”, l’altro singolo, sono le tracce che possono darvi il senso delle mie parole e del ritorno di una delle NYHC band per antonomasia. La stranezza è la traccia strumentale così lunga su di un album così corto.
“In The Beginning” sembra un ritorno alle proprie origini in pompa magna. Diretto, senza vie di fuga e con un appeal old school interessante. Solo un paio di dubbi su alcune scelte che potevano essere fatte diversamente, perché ok la vecchia scuola, ma puoi suonare meno “germinale” senza essere troppo “pettinato” ed allo stesso tempo senza sembrare “autoprodotto male”.
Voto: 7.5/10
Alessandro Schümperlin
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