A vent’anni, circa, dalla loro nascita gli A life divided pubblicano il loro settimo lavoro tramite AFM. Loro sono una band teutonica e dopo tutto sono stati in gradi di rimanere a galla e sono stati in gradi di sapersi evolversi e di stare al passo con i tempi passando dal crossover tra alternative ed industrial metal passando a quello che molti ora chiamano “modern metal” ma che per me è metalcore con diverse sfumature (ma potrebbe essere un mio limite).
Le due radici principali comunque sono ancora presenti quindi abbiamo la “gamba destra” con la scritta alternative e la “gamba sinistra” con elettronica. Strutturalmente abbiamo del songwritting, seppur vagamente prevedibile, con una ventata fresca e godibile. Un disco nel complesso non datato e godibile.
Odore di Korn, di Linking park e una spruzzatina di metalcore.
Buone le scelte di mixer in sala di registrazione, si sente in modo ottimale le chitarre, il basso con i droppati delle chitarre in stile metalcore leggermente si perde, ma non molto. Batteria interessante e con un groove che porta a saltare con molta frequenza. Synth molto presenti e a volte potevano essere gestiti in modo differente, ma è più un discorso di piacere personale e non un errore di sorta. Le voci, sia quelle in pulito che quelle in growl e quelle in roco sono in primo piano, ma non come certe scelte di post produzione che intasano il mercato, quindi nota di positività aggiuntiva.
“Last man standing”, “Best time”, la titletrack che chiude anche l’album “Down the spiral of a soul”, “True religion”, “Burn the field” sono i brani che mi hanno colpito di più, positivamente, va poi ammesso che ho trovato assolutamente fuori contesto una canzone che è “Life goes on” che non ho capito fino in fondo che senso avesse e perché l’abbiano inserita (ma se vogliamo pure perché l’abbiano registrata).
Nota di colore la copertina che altro non è che una foto di un occhio fatta da molto vicino e con un livello di pixel altissimo e poi ritoccata per quello che concerne i colori.
In conclusione, “Down the spiral of a soul” è un album godibile, complessivamente curato sia in fase di composizione che di post produzione, escludendo la traccia di cui sopra, essendo il loro settimo lavoro direi che abbiamo tra le mani un lavoro maturo; peccato per quello scivolone di “life goes on”.
Voto: 7.5/10
Alessandro Schümperlin