E così volge al termine la trilogia del Leviathan dai grandi Therion. Ci eravamo lasciati con un lavoro iniziale molto ben riuscito, nonostante i Symph-Metallers svedesi avessero parecchi decenni (e albums eccezionali) alle spalle, e con un “II” di livello qualitativo tendente verso il basso, forse motivato dal fatto che non è necessario un sequel per rendere grande un album, e si rischia molto spesso di fare un “volume II” con gli “scarti” del primo (seppur “scarti” piuttosto prelibati). La qualità del “III” Leviatano risulta, ahimè, piuttosto altalenante. E’ pur vero che in un album dei Therion non trovi meno della consueta classe compositivo-produttiva assestata ad un certo livello. Ma allo stesso tempo, è umano non essere sempre costantemente ispirati, diciamocelo chiaro e tondo. Possiamo ben dire che le melodie, gli arrangiamenti orchestrali e corali così come quelli “metallici” in questo disco sono attentamente dosati e cesellati, come di consueto, dimostrando l’attento e scrupoloso mestiere del leader del progetto Christofer Johnsson. La qualità intrinseca delle tracce risulta, dicevo, abbastanza altalenante. A seguito di una particolare traccia di apertura, diretta ed assassina, come “Ninkigal” troviamo difatti una “Ruler Of Tamag” che risulta alquanto manieristica ed eccessivamente ridondante, soprattutto nell’uso dei cori. E questo non è che un esempio, seppur possiamo individuare i momenti migliori nella inquietante “Maleficium” (teatrale e allo stesso tempo “metallosa”) come nel trittico finale, composto dalla spagnoleggiate “Duende”, dalla soave “Nummo” (dove trova la sua migliore espressività la cantante operistica Lori Lewis, una voce davvero bella!) e dal discreto finale “da botti di capodanno” di “Twilight Of The Gods”. L’idea generale, insomma, è che non tutte le ciambelle riescono col buco. Comparando i tre lavori, in finale, risulta senz’altro migliore il primo, il secondo non convince tanto per varie ragioni, mentre il terzo risolleva un po’ il livello qualitativo, senza aggiungere peraltro innovazioni epocali. Di certo, nessuno riuscirà mai a fermare l’infaticabile Christofer Johnsson nella sua ormai consolidata dimensione artistica. Glorifichiamo i THERION per tutta la loro rimarcabile e longeva carriera musicale, ma esser critici verso la loro produzione non guasta affatto. Il rischio nell’affrontare una trilogia è ciò che sappiamo: una qualità generale altalenante, dovuta a cali di ispirazione, pur umanamente comprensibili.
Voto: 7/10
Alessio Secondini Morelli