Recensire il nuovo lavoro del Commendatore Rick Wakeman (è stato insignito del Commander of the Order of the British Empire nel 2021) è sempre da un lato molto semplice – dato il suo genio, e dall’altro molto difficile poiché cosa si può dire oltre ciò che grandissimi giornalisti di fama internazionale hanno scritto su di lui.
Ma noi di Giornale Metal non ci diamo per vinti e proviamo comunque a raccontare questo nuovo stupendo lavoro del maestro Wakeman.
L’opera da titolo Melancholia è l’opera conclusiva della trilogia di Wakeman di lavori per Solo Pianoforte iniziata nel 2017 con Piano Portrait, seguita nel 2018 con Piano Oddisey.
Con questo Melancholia i tre lavori compongono un corpus unico di uno spessore elevatissimo.
Il Pianoforte Steinway Model D struttura lungo le 12 tracce del disco momenti di rara bellezza.
Il disco è interamente composto ed eseguito al solo pianoforte, il suono è limpido e cristallino, è “essenziale”, le melodie e i suoni sono un tutt’uno con l’opera raccontata.
I temi sono di intima profondità, le melodie passano dal modo maggiore al minore con grande disinvoltura e spessore artistico.
A differenza dei due precedenti lavori che erano più orientati verso “l’esterno” e alle cover (con l’ausilio di archi e arrangiamenti più complessi), questo disco è più un susseguirsi di momenti personali, stati d’animo raccontati attraverso il suo strumento.
La grandezza di questi artisti sta proprio nel riuscire a raccontare con una disarmante sincerità gli stati d’animo attraverso la loro musica. E’ connaturato nel loro talento.
La genesi stessa di questo album è un normale pomeriggio nella contea di Hertfordshire, dove Rick si mise al pianoforte in un momento dove voleva suonare delle idee, sua moglie Rachel le ascoltò e avvertì che Rick stava suonando un qualcosa di molto interessante e intimo. Il brano è quello che poi diventerà “Garo”.
Fare l’analisi di ogni brano sarebbe ridondante, ogni brano è un piccolo gioiello a sé di grande maestria e sintesi artistica.
Possiamo citare la prima stupenda “Sitting At the Window”, la brillante “Pathos” o le sognanti “Reflections” e “Alone”, brano che rappresenta bene il fulcro di questo album. Nelle note espresse c’è la parte introspettiva e più personale di questo gigante delle tastiere e del pianoforte.
Con questo album Wakeman si conferma uno dei talenti più geniali e incredibili che il Progressive Rock degli anni ’70 ci ha donato. I musicisti di quell’epoca raggiunsero un livello artistico davvero rarissimo.
Voto 9,5/10
John Sanchez
















