I prog-metallers californiani Psychotic Waltz, discograficamente attivi negli anni ’90, tornano ora in attività dopo un lungo iato, con un quinto album, titolato “The God-Shaped Void”. Il quale, se almeno formalmente si presenta come un album di livello tutto sommato buono, sostanzialmente fin dal primo ascolto non sembra esser granché. Mentre invece ad un ennesimo ascolto sopraggiunge addirittura il tedio! Intendiamoci: tecnica globale buona, tutti gli stilemi/stereotipi del Prog Metal assolutamente presenti, ivi compresi l’uso “da manuale” delle melodie vocali, cori “classy” ed assoli armonici a doppia chitarra più simil-virtuosismo di rigore, produzione digitalmente perfetta… quanto standardizzata e anonima. Così come standardizzate ed anonime appaiono in genere le composizioni. Tra i difetti principali ci sono proprio le parti cantate. Che paiono buttate lì e mai particolarmente rifinite, senza alcuna impennata di espressività che faccia fare il classico salto dalla sedia (ma effettivamente, diciamo pure che lo stesso singer non è che abbia tutto ‘sto carisma eh). E poi… un’altra cosa che fa accapponare la pelle è il ritmo dell’album. Sì, avete capito bene. IL ritmo! Perché ognuna delle 11 canzoni presenti pare viaggiare sempre e solo sullo stesso ritmo semi-cadenzato, con pochissime impennate verso qualche mid-tempo leggermente più veloce. Ma che si fa così un disco Prog Metal? Ma ditemi un po’… beh, calcolate che tutto questo viene spalmato in una durata complessiva di oltre 58 minuti. E converrete con me che il risultato è, come pocanzi dicevo, un autentico tedio per l’ascoltatore. Un disco tanto formalmente perfetto e stereotipato… quanto piatto, noioso e capace di lasciarti un’angoscia addosso che manco i più truculenti dischi di Grindcore sono capaci di tanto. Per fare Prog Metal (così come qualunque sottogenere di Metal, ma ovviamente il discorso è esteso per ogni genere musicale), per farlo come si deve, non si può fare affidamento esclusivamente a buona tecnica e stereotipi. Devi portare dentro anche la Sostanza. Altrimenti, si finisce proprio… a realizzare “The God-Shaped Void”. Mi dispiace, ma questo è proprio un disco sbagliato, nonostante la “pennellata” esteriore. Che anzi, rischia di rendere l’operazione addirittura offensiva per l’ascoltatore. Insomma, cari Psychotic Waltz, era meglio se ve ne restavate nello iato. Non aggiungo altro.
Voto: 3/10
Alessio Secondini Morelli