L’orcaccio norvegese è tornato! Ed è tornato sul piede di guerra, tralasciando le sue due anime musicali più recenti (Darkwave ed Industrial Rock) e “restaurando” invece la dimensione musicale dei primi albums. Rigorosamente strumentale, sinfonica e basata sul sintetizzatore elettronico. In due parole: “Dungeon Synth”. Con questo epiteto era nota l’attività musicale dell’ex-bassista degli Emperor, durante gli anni ’90 del ventesimo secolo. Ed ecco qui, pronti per le nostre sofisticate orecchie, ben 13 brani 13, raggruppati in due mini-suite, dai titoli piuttosto sinistri di “A Dark Horizon” e “Vision Of An Ancient Future”, di cui gli stessi brani, tutti senza un proprio titolo, costituiscono i diversi movimenti. Seppur in più di un brano sia presente qualche sporadica percussione elettronica, che fa rimembrare il periodo Industrial, la maligna sinfonia intessuta sui neri sintetizzatori di Mortiis appare a volte epica e pomposa, altre volte triste e sconsolata, alle volte più movimentata e sottilmente malvagia. Una cosa è certa: detta espressività musicale, volutamente minimale, è ormai posseduta dal sinistro Mortiis con una certa padronanza. E gli ormai consueti, inquietanti orizzonti sonori costruiti su trame Ambient che il nostro ha appena reiniziato a propinarci, non lasceranno delusi i suoi fans della prima ora. Sdraiatevi quindi sul vostro miserabile giaciglio, o comuni mortali, chiudete le luci elettriche ed accendete una candela nera, poi accendete il lettore e lasciate vagare la mente verso i più infernali scenari descritti dal nuovo album di Mortiis.
Voto: 8,5/10
Alessio Secondini Morelli