Exciter? Mercyful Fate? Running Wild? Di cosa sanno questi riff incandescenti, che colano fuori dalle casse fuse dello stereo? Ah no… qui la Classe è addirittura superiore dei pur grandissimi gruppi storici summenzionati. I quali hanno preso tutto da Loro. Da chi? Ma dai Judas Priest. La band madre a cui il grandissimo KK Downing ha dato cuore e anima per oltre quarant’anni (e di cui è stato li co-fondatore, assieme al primo cantante Al Atkins).
Dopo 10 anni di iato dalle scene musicali (a seguito della dipartita dalla band madre) il grande, immenso KK si è già rimesso in gioco con i suoi, nuovi (KK’s) Priest sfornando un album nel 2021, “Sermons Of The Sinner”, in cui chiamando a raccolta il fido Tim “Ripper” Owens assieme ad una band baldi giovini, tutti attorno a lui belli compatti come una macchina da guerra, ha chiarito ancora una volta, a distanza di tutti questi anni di Storia del Metallo Pesante, CHI sia e CHI continua ad essere KK Downing. La band madre non ne vuol più sapere? Pazienza. Il nostro si reinventa con l’unica forma espressiva “metallica” che lo ha sempre contraddistinto. E mica perde tempo. Il secondo, rovente capitolo della rilettura Downing-iana dei Judas Priest si intitola “The Sinner Rides Again”. E vi assicuro che centra ancora una volta il bersaglio. Il nostro ci mostra ancora una volta il suo modo unico di giocare con gli stilemi (ed anche gli stereotipi, lo ammettiamo, per carità) del Sacro Metallo Pesante, vivisezionandoli e ricomponendoli a piacimento, mettendoci tanto proverbiale sangue sudore e lacrime, come lui stesso sa fare. La band lo segue diligentemente ma con il sufficiente trasporto emotivo, l’altro chitarrista A.J. Mills si gemella con KK alla perfezione sia negli assoli che nelle magniloquenti ouverture armoniche che iniziamo alcuni dei brani presenti in scaletta. Il nostro KK riesce a dimostrare di essere sempre e solo lui, anche se in maniera leggermente differente dal precedente album. Le tracce sono meno complesse, più votate alla potenza straight-in-your-face, rockeggianti e potenti quanto epiche al punto giusto. Ma riffs come l’opener “Sons Of The Sentinel” e “Strike Of The Vyper” hanno la potenzialità di proiettarci violentemente nel contesto dei migliori anni ’80 del XX secolo. Vi sono anche delle “modernizzazioni” nel sound, ma che non guastano e non snaturano minimamente il sound dei KK’s Priest, come in “Hymn 66”, la title-track e “Pledge Your Souls”, più ponderate e cadenzate nei ritmi anche se non meno potenti ed epiche. In tutto questo il nostro ha voluto confezionare un album dalla durata non eccessiva, attorno ai 40 minuti abbondanti, proprio per mostrare quanto il Vero Metallo non abbia bisogno di inutili prolissità per farsi ascoltare con trasporto ed emozione ancora oggi, brillando al momento attuale come nell’aureo decennio summenzionato. In finale: “The Sinner Rides Again” è sì un puro album di Heavy Metal, ma contenente l’Anima ed il Cuore di KK Downing, che ha dato e da il cuore al nostro genere preferito, pienamente attivo assieme alla sua rovente band attuale, che non le manda a dire alla band-madre (ed anzi spesso la supera leggermente in espressività, facendo le dovute comparazioni con le ultime, prolisse prove in studio dei Judas). Ed esorto quindi il grande KK ad andare avanti così per la sua strada metallica fin quando ne avrà le forze e la facoltà. Ovverossia, fin quando il Sacro Spirito del Metallo sarà con Lui. Vai KK, la strada è tutta tua!
Voto: 9/10
Alessio Secondini Morelli