Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?
Si tratta di un disco di hard rock/metal melodico con forti influenze di musica classica e con le radici ben salde negli anni ’70 e ’80. E’ una mia creazione e risente quindi di tutte le influenze che mi contraddistinguono da quando ho iniziato a suonare e comporre. Posso definirlo sicuramente un disco senza alcun compromesso commerciale e decisamente sincero negli intenti e nella convinzione di ciò che viene proposto.
Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?
La band è nata nel 2012, sulle ceneri di un progetto precedente del quale avevo allo stesso modo il controllo completo. La mia idea era circondarmi di musicisti di prim’ordine che mi permettessero di eseguire i miei brani senza alcun limite tecnico o espressivo. Ho trovato questi elementi in musicisti che ho sempre ammirato e stimato e che conoscevo già da molti anni, oltre ad essere considerati tra i migliori nel proprio strumento. Abbiamo Manuel Togni alla batteria ( Uli Jon Roth, Kee Marcello, Graham Oliver, Doogie White, Blaze Bayley, Mortado, Mortuary Drape), Luca Pozzi alla voce (Graham Oliver) e Nicola Leonesio alle tastiere.
Abbiamo iniziato per i primi anni solo come live band per una mia precisa scelta, sarebbe stato inutile infatti qualche anno fa, viste le condizioni disastrose del mercato discografico, far uscire un album ed imbarcarsi quindi in un impegno di tempo, energie e risorse economiche che non avrebbe portato i giusti risultati per una band come la mia, che non ha mai accettato né previsto alcun compromesso di sorta per il proprio successo. Dopo varie vicissitudini ho deciso che era venuto finalmente il momento di pubblicare un album, quindi dopo aver creato una pre-produzione casalinga estremamente dettagliata dei brani, aver poi completato le registrazioni vere e proprie in studio e aver ricevuto varie proposte da numerose etichette, anche piuttosto blasonate, ho deciso di accettare la proposta di Rockshots Records in quanto quella più professionale e rispondente alle mie necessità.
Come è nato invece il nome della band?
Il nome della band viene da una mia riflessione su una frase di Oscar Wilde che dice:
“Un sognatore trova la propria strada solo alla luce della luna, e la sua punizione è vedere l’alba prima degli altri.” Penso che chiunque ami la musica e qualsiasi altra forma d’arte colta sia prima di tutto un sognatore, una persona che è in grando di filtrare la realtà che ci circonda attraverso le vibrazioni più profonde della propria anima, non a caso infatti chi è veramente interessato all’arte vede il mondo che ci circonda in modo differente, e vede ancor meglio le negatività della vita odierna. La parola Reverie fa proprio riferimento a questo, in quanto il suo significato si rifà al concetto di “sogno ad occhi aperti” come desiderio di trascendere la realtà quotidiana, senza però negarla o estraniarsi da essa. La luna è da sempre una mia fonte di ispirazione, amo infatti la notte come momento di pace e riflessione in netta opposizione alle difficoltà e alla superficialità della vita alla luce del giorno. Inoltre amo molto le notti di luna piena e mi piace soffermarmi a contemplare la luna nel silenzio. Ed ecco qui Moon Reverie.
Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?
I testi riguardano principalmente le emozioni umane e il desiderio di trascendere la realtà del mondo moderno, che sempre più spesso tende a costringere gli esseri umani a vivere vite buie e prive di stimoli e obiettivi/traguardi. Ci si accontenta spesso di sopravvivere e non vivere veramente e ci si abitua a considerare ciò che la società vorrebbe che fossimo come la normalità. Ho scritto personalmente tutti i testi cercando il più possibile di lavorare non solo sul significato ma anche sul suono che le parole hanno nell’economia musicale di un brano. Considero infatti la voce come un quinto strumento la cui melodia è al centro della composizione stessa e ne definisce il carattere.
Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?
Ritengo che le forti influenze classiche, inserite in un contesto hard rock/metal possano rappresentare un sicuro elemento di interesse. Ascolto moltissima musica classica e mi piace molto scrivere pezzi classici. Era naturale quindi che inserissi questa mia passione in questo contesto. Le mie influenze classiche provengono da autori quali Bach, Vivaldi, Mozart, Pietro Antonio Locatelli, Paganini, Scarlatti, Chopin e dalla musica per liuto in generale (soprattutto di autori come John Dowland). Si tratta certamente di un album sincero ed onesto che mi rappresenta quindi in toto. Ho scritto tutti i pezzi in modo molto naturale senza preoccuparmi minimamente del fatto che potessero essere o meno adatti al mercato discografico odierno, senza cercare di inserire elementi commerciali utili ad una maggiore fruibilità del disco stesso.
Come nasce un vostro pezzo?
Ho scritto tutti i brani, dalle melodie vocali, agli arrangiamenti, alle parti per i vari strumenti etc. I Moon Reverie sono infatti un mio progetto personale. Pur essendo chitarrista inizio raramente a comporre un brano con lo strumento. Non scrivo mai perchè in qualche modo costretto a farlo e inizio a comporre solo quando mi colpisce l’ispirazione, solitamente quando meno la sto cercando. Generalmente il tutto inizia dalla linea melodica vocale, sia essa un ritornello armonizzato o una strofa. Ho sempre una visione molto chiara di ciò che poi vorrò andare ad ottenere partendo da questi spunti per cui il resto del brano viene composto abbastanza velocemente. Creo poi delle demo casalinghe che presento poi alla band. Gli assoli sono solitamente l’ultima cosa a cui penso, non perchè non siano importanti, ma perchè mi è semplice improvvisarli ed eseguirli.
Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?
Personalmente direi First and Last. Il testo parla del tempo e di come ogni momento della nostra vita sia sempre a tutti gli effetti il primo e l’ultimo, ragion per cui non dovremmo mai sottovalutare il valore del tempo e del suo scorrere inesorabile nelle nostre vite. Dal punto di vista musicale il brano nasce come spunto classico composto per chitarra classica ed ecco perchè il brano inizia e termina con il tema principale espresso nella sua forma originaria. La melodia principale è vagamente ispirata alle composizioni per liuto di Dowland, riprese poi in secoli diversi da autori come Neumark e Bach. Nel brano, un potente midtempo di ispirazione ottantiana, c’è anche una sezione arabeggiante ispirata ai Rainbow degli anni ’70.
Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?
Le influenze del disco sono le mie e provengono strettamente da band come Deep Purple, Rainbow, Yngwie Malmsteen, Uli Jon Roth/Scorpions, Jimi Hendrix e Europe, oltre ovviamente agli autori classici già citati. Con tutto il rispetto possibile per ogni band, non ho mai ascoltato generi più moderni come power metal o prog metal. Tutto ciò che si può sentire nel disco è un’evoluzione personale del sound delle suddette band e dei suddetti autori, con uno stile certamente influenzato e influenzabile ma sicuramente sincero negli intenti e nella rappresentazione di ciò che sono e ciò che faccio.
Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
Stiamo al momento cercando di fissare alcune date e capire le varie disponibilità, chiunque fosse interessato può seguire le notre pagine su Facebook, Twitter, Instagram e Youtube per tutte le informazioni che pubblicheremo nel prossimo futuro.
E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?
Non al momento, è infatti troppo presto per pensare ad un’uscita discografica del genere. Si penserà piuttosto certamente più avanti ad un secondo album in studio.
Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?
Non seguo molto la scena metal odierna ma è certo che in Italia abbiamo ottime band, assolutamente competitive a livello mondiale. Il mio rispetto va a tutte quelle band che dimostrano talento, onestà e convinzione in ciò che fanno, senza distizione di genere. Non abbiamo riscontrato particolari problematiche con questo album, grazie anche al grande lavoro di promozione di Rockshots records e dei suoi distributori.
Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?
Internet è sicuramente fondamentale per una band al giorno d’oggi. La maggioranza delle attività promozionali di un lavoro discografico si svolgono infatti sulle principali piattaforme online, permettendo ad una band un’esposizione mondiale praticamente istantanea, e questo è certamente un bene, anche se determinate piattaforme di streaming hanno valore pressochè nullo dal punto di vista economico per l’artista. L’altro lato della medaglia però è dato dal mercato del download illegale che danneggia in modo molto spesso irreparabile le band che vedono vanificati tutti i loro sforzi, soprattutto quelli economici. Chi scarica illegalemente non dimostra alcun rispetto per tutto ciò e nessun rispetto per la Musica in genere. Siamo purtroppo in un’epoca nella quale sembra essere passato il concetto per molti che la musica sia gratis e che si possa trovare in pochi clic. I danni sono sempre incalcolabili, e stiamo parlando di migliaia e migliaia di download illegali per band. Nel nostro caso siamo stati molto felici di vedere anche una certa ripresa delle vendite, anche in ambito fisico, cosa che ci ha permesso qualche settimana fa ad esempio di raggiungere come picco la seconda posizione delle classifiche Hard Rock e la settantaseiesima generale ( comprensiva di qualiasi genere o artista) di un noto retailer italiano e internazionale. Significa che esistono ancora persone che amano veramente la Musica e supportano veramente gli artisti nel loro lavoro. E’ ad essi che va il nostro più grande ringraziamento e tutta la nostra stima!
Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?
Si tratta di un genere che pur presentando per scelta brani strutturalmente piuttosto semplici (non amo infatti le composizioni troppo complesse che possono distogliere l’attenzione dalla melodia del brano) richiede grande perizia tecnica per tutte le parti classiche e virtuose presenti in ogni singolo brano. Ecco perchè come scrivevo all’inizio mi sono sincerato di avere con me musicisti che non avessero alcun problema a suonarle e che mi permettessro di scrivere senza avere dei limiti da quel punto di vista.
C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?
Sarebbe bello partire in tour con qualcuno degli artisti con i quali ho collaborato…fra questi Uli Jon Roth sarebbe certamente la mia prima scelta.
Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?
Permettimi prima di tutto di ringraziarti vivamente per questa intervista e la recensione del nostro album su Giornalemetal! Ringrazio tutti quelli che ci hanno supportato e che lo faranno in futuro e tutti quelli che in generale contribuiscono con il loro amore per la musica a tenere viva la fiamma del rock! All in the name of Music,ad astra!
Maurizio Mazzarella