I Funeral rispuntano dopo quasi dieci anni. La loro ultima opera, prima di questa, è targata 2012 e dal titolo: “Oratorium”. Ora si propongono a noi con questo nuovo lavoro, che risulta addirittura un preludi ad altro(leggete poi sotto) per Season of Mist records.
Per chi non li conoscesse questi sono tra i pionieri di un certo Funeral doom e con più di trentanni di carriera alle spalle.
La nascita di questo nuovo lavoro dal titolo: “Praesentialis In aeternum”, dice il batterista e deus ex machina, deriva dalla possibilità sua di poter in nove anni scrivere dieci album; ma non sarebbe stata la stessa cosa senza un certo tassello. Quindi ne ha composti “solo” due e si è focalizzato quando il cantante, ecco il tassello mancante, ha dichiarato nuvoamente la sua disponibilità a poter essere partecipe al cento per cento alla musica dei Funeral (ammetto di aver parafrasato leggermente il concetto espresso da Anders Eek).
Se dovessi riassumere con tre grossi nomi vi direi: Solefald, Borknagar(e per altro ci sono due dei Borknagar come guest) e Arcturus in salsa doom. Ma sia chiaro, i rimandi a queste band sono lievi e appena accennati: la personale visione della musica e del doom è palese e chiaro senza troppi fronzoli.
Altra particolarità la presenza di un violinista in pianta stabile, che aumenta la componente sinfonica ed orchestrale spostando quindi la barra direzionale QUASI verso sonorità goth e goth-doom.
Altra particolarità è il fatto che l’album è completamente in norvegese e, per ammissione della band, i testi sono strutturati e scritti da un amico della band: uno psicologo che ha preso dagli scritti di Kant (Si, quel Kant… il filosofo) ed ha creato le liriche di questo lavoro.
Altra cosa interessante è l’anticipo della band nel comunicato di quest’album: è pronto il prossimo lavoro. Questo deriva anche dal fatto che, che come molte band, si sono trovati frenati con le uscite causa covid.
Le strutture sonore, ripeto, sono dei gioielli articolati e ben costruiti intorno a delle melodie oltremodo valide e di alta qualità, la combinazione della doppia voce, pulita e growl, permette di avere una dinamicità interessante ed i tempi rallentati sono si monolitici, ma non ossessivi e potrebbero essere altamente digeribili anche per chi non è appassionato del doom.
Lavoro da mixer impeccabile; suoni che rasentano la perfezione. Tutto si sente in modo ottimo, senza sbavature, senza sembrare asettico. Nulla riulta poco percepibile, o invasivo all’orecchio. Come si suol dire a volte l’attesa è ripagata dal risultato; come in questo caso.
“Ånd” che apre il lavoro, “Vekst (Erindring: Prolog)” che è una delle bonus track, “Erindring II – Fall”, “Oppvåkning”, “Shades From These Wounds” altra traccia bonus che è un semi strumentale; ci troviamo di fronte ad un pianoforte che viene affiancato prima da delle orchestrazioni, quindi dal violino e da dei cori timidi, quindi di nuovo orchestrazioni fino al finale.
Nota speciale per la cover “Samarithan” dei Candlemass, che, chiude non solo l’album ma anche le bonus track.
La variabile preponderante in questa cover è la versione “Vocale” che differisce, mentre per il resto ripercorre il cammino dei Candlemass.
In oltre un’ora e venti di musica questo “Praesentialis in aeternum” si fa ascoltare e riascoltare in modo assolutamente fluido e senza intoppi di sorta. I Funeral ci hanno fatto aspettare nove anni, ma ne è valsa la pena sotto ogni aspetto.
Album di altissima caratura e che, come già anticipato, è il preludio di un lavoro di altrettanta caratura che uscirà a breve.
Voto: 9/10
Alessandro Schümperlin