La solennità del live che celebra 20 anni di carriera “The Tales of Nosferatu Two Decades Of Blood (2004-2024)” comincia dalla intro dei concerti dei Bloodbound, “Bloodtale”, dove una voce narrante spiega quale è la missione del gruppo svedese, giunto a questo punto della loro fase artistica che viene celebrata con questa bella pubblicazione della AFM Records.
Avevo recensito “Tales from the North” e devo dire che non mi aveva fatto impazzire, per una piattezza compositiva che penalizzava la carica e la capacità esecutiva di questo gruppo, ma anche qui sono raccolte le migliori canzoni di vent’anni di carriera, eseguite dal vivo e anche la title-track del disco precedente fa certamente un effetto migliore, prestandosi sicuramente alla grande alla dimensione live, per le sue linee vocali corali che esaltano il pubblico, che si sente distintamente, e per la lunga cavalcata chitarristica.
Power vichingo per “Slayer of Kings”, brano altamente coinvolgente e vicino alla classica tradizione europea di questo genere di musica, che dal vivo si esalta, e , comunque, questo è un brano trascinante. “In the name of metal” è un altro anthem che dimostra che gli Accept e Udo sono certamente dei modelli della band e confermano che la dimensione live è certamente la migliore che i Bloodbound possano offrire, seguito da “When fate is calling” che prosegue in questa direzione. Una sana spruzzata dei connazionali Sabaton in “Battle in the Sky”, brano epic-power che ricorda tanto “The Lion from the North” pur restando molto piacevole. Ancora si cambia con il lato vichingo della musica dei Bloodbound, con “Drink with the gods”, esattamente quello che ci vuole per coinvolgere ancora di più il pubblico, che non si fa pregare a intonare cori sotto comando di del cantante Patrik J. Selleby, che agisce sul palco insieme ai chitarristi Tomas Olsson e Henrik Olsson, Anders Broman al basso , Fredrik Bergh alle tastiere e Daniel Sjögren alla batteria.
“The Warlock’s trail” è un power dominato dalle tastiere, molto semplice come costruzione, come la maggior parte dei brani, ma la resa è davvero straordinaria e il divertimento assicurato. Poco indicato agli amanti del metal prog cerebrale, ma sicuramente band molto divertente e gradevole, specialmente nella dimensione live. “Moria” è una cavalcata power classica, con la quale la band svedese continua a interagire con il pubblico del “Master of Rock festival” di Vizovice, in Repubblica Ceca, uno dei tanti ai quali i Bloodbound hanno partecipato con successo, luogo dove è stato registrato questo documento live.
“Rise the Dragon Empire” attinge ancora alla produzione vichinga della band, suscitando consensi e “Nosferatu”, brano più lungo (8 minuti) e anche immagine del disco dal punto iconografico, è una espressione più articolata della musica dei Bloodbound, con una delle song più progressive di questo live e della produzione del combo svedese, che sono da apprezzare anche per la passione dimostrata in tutti questi anni.
Voto: 7/10
Massimiliano Paluzzi