Mi si permetta di aprire questa recensione con una digressione scaturita a valle dell’ascolto di questo bellissimo disco… Nell’heavy metal è scontato aspettarsi prima o poi il virtuosismo ad effetto. Riuscite ad immaginare un brano dei Maiden senza un’imbeccata da parte di Murray o Smith? Difficile vero? E questo indipendentemente se sia una bella composizione o il classico pezzo abbastanza scontato. Nell’hard rock a tinte prog (perché questo è il genere proposto dai Blind Golem…) c’è una zona franca che ti permette di effettuare una scelta: scrivere in modo complicato ed indugiare in tecnicismi spesso sterili o privilegiare il feeling, semplicemente. Che poi, scusate il gioco di parole, tanto semplice non è!!! Perché significa saper ascoltare bene prima il cuore durante la scrittura dei brani e poi usare bene la testa per realizzarli, dosando sapientemente la tecnica per magnificarli. Per i fondatori dei Blind Golem Silvano Zago (chitarra) e Francesco Dalla Riva (basso e voce), veterani della scena rock italiana con l’hard blues dei mitici Bullfrog, tanta esperienza alle spalle, è stato naturale optare per la seconda e regalarci questo Wunderkammer che, rendendo onore al suo titolo, è una vera e propria “camera delle meraviglie”. Inizialmente cover band degli Uriah Heep (Forever Heep…), il progetto ha assunto vita propria con la pubblicazione, nel 2021, di A Dream Of Fantasy, che vedeva la partecipazione, addirittura, del grande e compianto Ken Hensley (si, proprio lui, tastierista degli Heep!!!). Affinata la scrittura, sempre senza perdere di vista il riferimento principale, ampliati gli orizzonti compositivi verso l’hard rock a tinte porpora, il pomp inglese dei Magnum e quello americano dei Kansas, non rinunciando al sapore mediterraneo di PFM ed Orme, le parole d’ordine per questo lavoro sono eleganza e raffinatezza, dall’inizio alla fine!!!
Un fraseggio tipicamente purpleiano post reunion mark ii caratterizza il grintoso brano d’apertura Gorgon. Il successivo Some Kind Of Poet è il classico ed efficace mid tempo a la Uriah Heep, con un bell’intermezzo strumentale attorno al quarto minuto, che vede salire in cattedra prima il basso e poi il magnifico hammond di Simone Bistaffa, mattatore con le sue tastiere anche sul successivo Endless Run, che richiama in fase introduttiva le band italiane prima citate (ha tra l’altro collaborato con Tolo Marton…), per poi sfociare in magnifiche aperture corali tipiche proprio degli Heep. I Magnum fanno capolino in Man Of Many Tricks, soprattutto per il cantato di Andra Vilardo. Va detto che la sua prova è superlativa: la sua voce è limpida, cristallina, leggermente roca quanto basta per far uscire fuori tutta la sua grinta!!! Ed è invece Francesco Dalla Riva l’autore di una splendida prova vocale sulla successiva How Tomorrow Feels: riffing a la Deep Purple che però sfocia in una ballad ritmata, graziata da aperture evocative degne del miglior pomp americano di Styx e Kansas, bellissime armonizzazioni di Hammond, un lavoro di contrappunto incessante da parte di Francesco stesso col suo basso (grandissimo su tutto il disco) e la sempre elegante chitarra di Silvano, che fa un’incredibile lavoro a servizio dell’insieme, dosando sapientemente tocco e virtuosismi. Per il sottoscritto un brano degno dei migliori classici rock di ogni tempo. Giuro che mi piace davvero!!! Golem è una suite che si apre con una splendida introduzione in mid tempo, per poi aumentare la velocità ed entrare nel vivo di una composizione che alterna umori, atmosfere, tempi, con Andrea Vilardo mattatore con la sua voce. Belli i vari interventi di Simone, ma è tutta la band che gira a mille. Merita menzione anche il grande lavoro di Walter Mantovanelli, un vero e proprio motore ritmico già alla corte del mitico Paul Chain, preciso ed efficace nella modulazione del drumming, perfettamente adeguato, di volta in volta, alle cangianti situazioni sonore. Just A Feeling è un brano in pieno Magnum style, col bravissimo Andrea che onora gli insegnamenti del maestro Bob Catley. It Happened in the Wood è caratterizzato da un incredibile giro di basso ed un bel refrain molto sinfonico. Born Liars parte in “purple” mode e prosegue in pieno stile Kansas. Detto che Green Eye è la cover di un brano inedito degli Uriah Heep, comparso sulle successive ristampe di Demons & Wizards, si chiude con lo strumentale Coda… Entering The Wunderkammer, che riprende il tema iniziale della suite Golem e… finalmente vede esplodere la chitarra di Silvano !!! Bello, bello davvero!!! E vogliamo parlare dell’artwork curato dal mitico Rodney Matthews (Magnum, Nazareth, Asia, Avantasia…) ??? Penso che vi stiate già adoperando per procurarvi questo CD che, ancora una volta, gode dell’ottima cura dell’Andromeda Relix !!!
Voto: 9/10
Salvatore Mazzarella