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Aborym, il batterista Kata: “Le aspettative su Hostile sono state anche ampiamente superate”

Aborym, il batterista Kata: “Le aspettative su Hostile sono state anche ampiamente superate”

"Non posso pensare di dover concepire in futuro dei live davanti a delle sterili telecamere"

Ciao ragazzi, benvenuti su Giornale Metal!

Kata: Ciao a voi e a tutti i lettori e grazie per lo spazio dedicatoci.

Il prossimo 12 febbraio uscirà il vostro nuovo disco, “Hostile” per la Dead Seed Productions. Siete soddisfatti del risultato ottenuto?

Kata: Siamo più che soddisfatti… probabilmente le aspettative sono state anche ampiamente superate. Forse essere riusciti a completarlo esattamente nel modo in cui ci aspettavamo, in piena pandemia, ha trasmesso all’album ancor più carattere.

Com’è nato “Hostile”, so che è una domanda un po’ troppo generica, ma c’è stato un qualcosa che vi dato uno stimolo per cominciare a lavorare sui pezzi del disco?

Kata: Lo stimolo principale è stato che finalmente gli Aborym stavano lavorando già da qualche anno come una vera e propria band, una line-up stabile, tante ore in sala prove, la realizzazione di tre album “paralleli” (“Something for nobody”, una trilogia su vinile), sperimentazioni, studio su nuove macchine. Questo ci ha dato ispirazione e ci siamo buttati a capofitto in modo molto naturale. I brani sono usciti uno dietro l’altro, una vera magia… poi è arrivata la pandemia ed è stato complicato portarlo a termine, ma il materiale era troppo valido e ci siamo armati di spirito di abnegazione. Il risultato è quello che hai potuto ascoltare e il team di producer, sound engineer, addetti ai lavori dietro questo disco è stato un enorme valore aggiunto.

“Hostile” è stato prodotto ancora una volta da Keith Hillebrandt (Nine Inch Nails, David Bowie, U2) e rispetto al precedente “Shifting Negative” si impone come un lavoro molto più sperimentale ma sempre spudoratamente “Heavy”. Dicci qualcosa di più….

Kata: In verità questo è il primo album in cui abbiamo lavorato con Keith e contiamo che non sarà l’ultimo. “SHIFTING:negative” fu prodotto insieme a Guido Elmi (storico produttore di Vasco Rossi, che purtroppo è venuto a mancare) ma nonostante fosse un disco di grande valore si trattava comunque di un album di transizione con una line-up rimaneggiata e in molti non è stato capito… probabilmente neanche da noi (ride n.d.r.). Si trattava di un disco molto ostico all’ascolto e segnava il brusco stop a quei clichè della musica estrema che ci appartenevano in passato. Guido Elmi diede alla band il coraggio di fare la svolta… anche a questo serve il ruolo del produttore. Hostile è invece un lavoro decisamente più maturo, proprio perchè dietro c’è una band consolidata. Il sound è compatto, potente, heavy in molti punti, sperimentale in tantissimi altri e addirittura dolce in altri frangenti. La dimensione sperimentale è qualcosa che è nel nostro DNA, è sempre stata la costante in Aborym nel corso degli anni, anche quando io non ero parte di questa band. Ogni componente di questa band ha questo tipo di DNA ed è per questo che questa combinazione stia funzionando. Ognuno di noi qui ha un ruolo fondamentale, con dinamiche molto delicate ma ben definite… Siamo perfettamente sincronizzati su tutto, come una macchina… e fondamentalmente siamo in grado di andare tutti nella stessa direzione a livello musicale e pur avendo background differenti. Inoltre siamo tutti nerd, siamo e vogliamo essere padroni dei nostri strumenti, ci lavoriamo per ore, ci miglioriamo, studiamo e investiamo molto sia in termini di tempo che di soldi nella strumentazione, che ovviamente cresce e si migliora disco dopo disco.

La vostra parola d’ordine per la composizione di questo disco è stata appunto “sperimentazione” e la voglia di suonare e comporre per passione e divertimento. A tal proposito, non so se avete letto della notizia della dipartita di Marco Hietala dai Nightwish per motivazioni sia personali ma anche legate al mondo dell’industria musicale definendola una sorta di “repubblica di banane” che stritola economicamente e artisticamente i musicisti, complici lo streaming incontrollato. Cosa ne pensate in merito? E’ possibile suonare per passione pur facendo parte di un sistema controverso come lo è il “music business”?

Kata: Mi sembra di aver letto la notizia di sfuggita ma non ho approfondito. Per le motivazioni personali non entro nel merito, avrà avuto i suoi buoni motivi, per quanto riguarda il “business” discografico posso capire e sono solidale con lui. Ritengo però che una band debba mantenere la propria integrità morale, artistica e la propria libertà al di la della “repubblica delle banane”. Noi tutti facciamo altri lavori per vivere e questo ci permette totale libertà di azione ed espressione, scegliamo noi con chi collaborare, scegliamo noi etichetta discografica, scegliamo noi quale musica andrà incisa sui solchi di un disco e quale direzione prendere ogni volta… diffidiamo sempre di quelle band che fanno uscire dischi fotocopia l’uno dell’altro per 10 anni di seguito. Miles Davis diceva sempre di aveva necessità fisica di cambiare sempre pelle ed essere sempre libero. Ecco, la libertà non ha prezzo.

Ciò che traspare dall’ascolto di “Hostile” e anche dalla visione del videoclip di “Horizon Ignited”, è un sentimento di inquietudine e rabbia. Il periodo storico in cui stiamo vivendo caratterizzato da pandemie, cambiamenti climatici e problemi soci-politici, ha in qualche modo influenzato il concept che va a formare questo disco?

Kata: Certo, ci piace e troviamo naturale nella musica, cosi come Fab nei suoi testi, raccontare qualcosa di reale, di tangibile. Veniamo ispirati sempre da ciò che ci circonda, dagli avvenimenti… un suono può imitare un gesto, un’azione e una frase che può sembrare criptica avrà sempre un senso reale. Credo che il videoclip di “Horizon Ignited” sia l’esempio perfetto di ciò che sto dicendo. Fab tende spesso a scrivere testi che raccontano cose di cui è terrorizzato, cose che gli fanno paura e di riflesso non possono essere cose belle e positive, mi pare normale visto e considerato ciò che succede nel mondo e intorno a noi.

Siete una band che arriva dagli ambienti Black nonostante poi abbiate virato verso altre sonorità. Come vedete il futuro del Black Metal ? Da anni ormai è un genere che ha perso molta di quella carica primordiale e oscura che lo ha reso diverso da altri tipi di sotto culture musicali…

Kata: Posso dirti di aver vissuto da “osservatore” esterno quello che è avvenuto nel Black Metal dagli albori ad oggi. E’ stato di certo un movimento di “rottura” molto forte e ci sono state band che hanno saputo interpretare tutto questo meglio di altre. E’ un genere e soprattutto un’attitudine, sia a livello di pubblico che a livello artistico in generale nonchè a livello concettuale, che non suoniamo più da anni e di cui non facciamo parte e preferiamo non essere associati a tutto questo, anche se il background della band parte da li. Ad esempio io provengo da tutt’altro background e mi sono unito alla band successivamente, è quindi un’ambiente e un genere che non seguo e che conosco solo marginalmente… credo mi abbiano scelto proprio per questo (ride n.d.r.) e Fab ricordo che non fece neanche un provino a batteristi che provenivano da quel genere (ride n.d.r.). In ogni caso abbiamo abbandonato tutto questo, ma pare che tutto questo non voglia abbandonare noi come band. Ad ogni modo, tutti noi seguiamo altri generi musicali con uno spessore artistico secondo noi più ragguardevole.

Cosa ne pensate dei live in streaming? La pandemia ha azzerato tutto il sistema dei concerti e di quello che ruota attorno. Pensate che dovremmo cominciare veramente a concepire i live in maniera diversa anche al di fuori di un palco? Come vedete il futuro della musica live in post pandemia?

Kata: Non posso pensare di dover concepire in futuro dei live davanti a delle sterili telecamere. Ok, nel frattempo meglio di niente, ma salire su un palco e guardare davanti a te migliaia di teste che urlano e “scapocciano” è e resterà sempre insostituibile. Sono ottimista per quello che sarà il ritorno post-pandemia. La storia ci insegna che dopo grandi catastrofi ci sono sempre state grandi rinascite… conto che sarà cosi anche stavolta e ci vedremo tutti chi sopra e chi sotto un palco.

Come vedete gli Aborym tra dieci- venti anni?

Kata: In una grande casa in campagna circondati da ulivi secolari, un barbecue e uno studio a sfornare dischi su dischi.

Grazie per l’intervista, vi lascio per i saluti ai nostri lettori!

Kata: Grazie a te e a Giornale Metal per lo spazio, a tutti i vostri lettori e non vediamo l’ora di avere la possibilità di farvi ascoltare Hostile dal vivo. Stay safe!!!

Sonia Giomarelli

Tags: Aborym
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