Gli A life divided sono una band teutonica di electro rock, sono sotto AFM records e pubblicano “Echoes”; devo dire che loro ci mettono mani e piedi nel sound tipicamente anni 80 e 90, lo si vede già dalla copertina, con una fortissima influenza dei Depeche mode, ma appesantita da alcune chitarre più ruvide rispetto al sound puramente elettronico anni 80 e 90.
La scelta da parte di AFM di produrre questo lavoro da un segnale importante a mio avviso: l’aria sta cambiando anche in alcuni ambienti metal, e lo considero un punto molto positivo, dato che sono convinto che l’unica via per evolvere il rock ed il metal, più in generale, lo si può fare solo miscelando generi e suoni.
A livello tecnico la band fa un lavoro spettacolare, grazie anche ovviamente all’uso massivo dei synth.
Per tutta la durata dell’album, ho riscoperto che tracce di questo tipo danno una forte carica e possono veramente entrare in testa con la velocità della luce.
La matrice Depeche mode è parecchio presente, come accennato prima, ma trovo sotto certi aspetti alcune variabili di Blutengel e di tutto un certo synthpop di fine secolo scorso. LA combinazione con chitarre distorte e basso altrettanto distorto rendono a tratti il materiale pesante e non ad uso esclusivo dell’ambiente elettronico pop e dark. Questo “Echoes” è parecchio interessante e figlio di una ricerca da studio che è non di poco conto.
“Addicted”, “Far”, “Anybody out there”, “Servant” e la opener “Hello emptiness”, “Enemy” e la conclusiva “Forevermore” sono le tracce che mi hanno più colpito di altre, ma tenendo conto che persino le altre sarebbero state da menzionare, dato che hanno una fortissima attrattiva e intrattengono ed avvinghiano l’ascoltatore.
In conclusione il lavoro della band è molto interessante, non è prettamente ed esclusivamente metal, ma mi sento di consigliarlo sia per chi è appassionato di dark elettronico che chi ha fatto, e fa, rock elettronico non solo come musicista ma soprattutto come fan. Ne vale la pena.
Voto: 8/10
Alessandro Schümperlin