I danesi Volbeat forti di un album molto bello uscito nel 2019 “Rewind, replay, rebound” decidono di far uscire un anno dopo un live di ben ventisette tracce che immortalano il feeling e l’attitudine della band; noi vi diamo ora una valutazione di massima su questo live.
Peccato che già dall’inizio ci sono dei rallentamenti “strani”, ovviamente per chi li conosce e li ama, per chi non li ha mai sentiti prima direi che i rallentamenti non li percepirà per nulla.
La stranezza è che, sembra, quasi che la band da studio fosse in grado di dare il 100% ma da live… è tutta un’altra cosa. O meglio non sia più in grado di dare lo stesso tiro di quello che fa durante le registrazioni.
Sia chiaro la voglia c’è ma pare manchi la “forza” di reggere le velocità proproste nelle tracce in studio. Va ammesso a loro favore che ad inizio di questo tour la band dovette cancellare le date di Bristol e Belfast per un mal di gola particolarmente aggressivo del cantante che potrebbe aver compromesso anche il resto delle date. Il che però non è una certezza per rallentare i brani a mio avviso, o quantomeno non può essere l’unica causa scatenante.
In ogni caso le oltre due ore di musica che la band propone non è assolutamente da sottovalutare, certo se si vogliono scoprire i Volbeat per la loro capacità, vi consiglio vivamente di prendere i loro album da studio, perché questo è sicuramente un lavoro godibile e ben fatto nel suo complesso; il lavoro di pulizia del suono è importante, ma l’energia del pubblico si percepisce senza problemi, altrettanto quella della band che, purtroppo, risulta leggermente sottotono. Inoltre la band spazia anche sui vecchi lavori e non si fossilizza nel proporre sole ed esclusivamente le canzoni dell’ultimo lavoro, con tanto di più di una citazione; vedi Nick cave di “red right hand” nell’intro, vedi Johnny Cash con “Ring of fire” fino al ritornello fatto cantare dal pubblico e “Sad man’s tongue” subito dopo (che sa parecchio, pure troppo, di “Folsom prison blues”).
Anyway risultato parzialmente centrato per la band, perché musicalmente il lavoro è fatto bene, nulla da dire, a livello di empatia per chi non li conosce bene certamente troveranno un buon lavoro; per chi invece li conosce bene sarà una triste prova. La variante è per i fans die hard: per loro sarà un lavoro detonante e bellissimo; ma sono una variante a parte.
Che dire… Non ci sono le “best song” in un live… Anche perché non essendoci degli inediti avete, ed hanno, ben sette album da cui attingere. Io ho le mie ma da studio album e questo live non ha certamente cambiato quelle che sono le mie preferite. Otherwise dai… vi dico le mie:”Fallen”, “Leviathan”, “BOA(JDM)”, Sad man’s tongue”, “The devil bleeding crown”, “Slaytan”, “Parasite”, “7:24”, “Die to live”, “Seal the devil”, “Doc Holliday”, “Lonesome rider” e “Pelvis on fire”.
Concludendo due ore allegre, con un appeal carino e nel complesso un lavoro che fa “il suo lavoro” ma non è ottimale per imparare a capire ed apprezzare i Volbeat, purtroppo, ribadisco che probabilmente il mal di gola/laringite di Pulsen ha influito. Ce lo dirà solo il tempo ed un altro live.
Voto: 6.5/10
Alessandro Schümperlin
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