Dopo otto lunghissimi anni ( non conto nemmeno la pseudo raccolta “Seven Devils Moonshine” del 2018 ) sono tornati in Virgin Steele ! Un ritorno in pompa magna ? Come ai vecchi tempi ? Purtroppo no… questo disco è una delusione cocente.
“The Passion of Dionysus” procede sulla falsariga del precedente disco “Nocturnes of Hellfire & Damnation”, confermando ancora una volta la “cattiva” strada intrapresa da questa gloriosa band newyorchese, lanciata alla velocità della luce verso il baratro e che sancisce un declino ormai inarrestabile.
L’album è composto da dieci tracce tutte eccessivamente lunghe e prolisse e che non danno alcun valore aggiunto , anzi appesantiscono ulteriormente un disco già di suo “lento” e noioso.
In questo disco di “metal” c’è poco, la batteria sembra “finta” (e non solo quella ), probabilmente suonata e programmata al pc (leggo infatti che è suonata dallo stesso De Feis), insomma tutte le parti strumentali sembrano dei midi.
Il mixaggio è pessimo, la produzione ricalca quella (scadente) dell’ultimo disco “Nocturnes of Hellfire & Damnation”, riuscendo nell’arduo compito di fare peggio !
Il disco è tutto un susseguirsi di vocalizzi, urletti, lamenti: “ohhhhohhhh”….. “yeahhhhh….” che danno più di un impressione di essere stati inseriti a “forza” all’interno delle tracce, nel tentativo di emulare il glorioso passato che ormai non c’è più.
Per riassumere, l’ascolto di “The Passion of Dionysus” equivale a guardarsi un film tipo la ” La corazzata Potëmkin ” !
La scelta di “allungare” / annacquare una minestra già di per se “insipida”, si rivela priva di ogni logica: anzi riesce ad ottenere l’effetto contrario appesantendo l’ascolto, che scorre veramente lento.
Le tracce “meno peggio”, ovvero appena decenti, sono “You’ll Never See The Sun Again” e “Spiritual Warfare”. in quest’ultima troviamo qualche sprazzo di “metal” ma niente di trascendentale e sono entrambe eccessivamente lunghe in termini di minutaggio; non a caso uno dei brani migliori in assoluto e’ anche il piu’ corto: “Black Earth Blood”.
Il premio di “ciofeca” dell’anno lo vince “Unio Mystica (The Girl With The Grave Deep Eyes)”, una delle tracce più noiose mai sentite, per fortuna siamo quasi arrivati alla fine dell’ ascolto del disco, un vero supplizio…
Non c’è proprio niente di bello da poter salvare in questo album, anche la copertina è veramente brutta (e imbarazzante), visto che raffigura un De Feis crocifisso come Gesù Cristo.
Il titolo poi rappresenta perfettamente l’andamento musicale del disco, visto che riuscire a portare a termine l’ascolto è veramente una “passione” per l’ascoltatore.
Visto anche il tema raffigurato nell’artwork, si potrebbe paragonare al film diretto da Mel Gibson “La passione di Cristo”, con una piccola e sostanziale differenza: quel film era veramente bello e toccante emotivamente, “La passione di Dioniso” l’esatto contrario !!! Oltre che essere di una “bruttezza” disarmante e anche incapace di trasmettere qualsiasi tipo di emozione (se non la noia).
Chiedere di raggiungere qualitativamente dei capovalori come “Invictus” o “The house of Atreus” forse sarebbe stato troppo, mi sarei accontentato di un disco del livello di “Visions of Eden” ( ultimo disco degno ad essere uscito sotto il nome della “Vergine d’acciaio”).
Voto: 4,5/10
Stefano Gazzola