A distanza di due anni dall’ottimo” Holy Ground” tornano i The Dead Daisies. Il supergruppo fondato dal businessman David Lowy negli ultimi anni ha sfornato album di qualità avvalendosi di star del calibro di Daug Aldrich, Marco Mendoza, John Corabi, Richard Fortus e tanti altri. Negli ultimi due lavori ha poi assoldato il mitico “The Voice Of Rock” Glenn Hughes (Deep Purple, Trapeze, Black Country Communion, etc). Rispetto al suo predecessore, questo “Radiance”, vede il ritorno di Brian Tichy (ex Whitesnake, Billy Idol, Foreigner, etc) alla batteria e un cambio di direzione musicale. Non fraintendete, l’hard rock settantiano dei Daisies rimane sempre preponderante, quello che a nostro avviso è mutato è l’approccio alle canzoni. Per spiegarci meglio andiamo ad analizzare le tracce che compongono “Radiance”
Di solito i Daisies hanno sempre aperto i loro album con un brano bello tirato dall’alto coefficiente adrenalinico. Con “Face The Fear” invece ci si cala subito nel Mood dell’album spiazzandoci e non poco. Il mid tempo è godibile, soprattutto grazie alla chitarra di Doug Aldrich e alle linee vocali di Glenn Hughes, ma come opener non è certo la loro miglior canzone. La sensazione prosegue con “Hypnotize Yourself” che alterna parti lente per poi esplodere con un gran refrain urlato a pieni polmoni da Hughes. Quello che balza subito all’orecchio dopo i primi due pezzi è che il sound della band abbia subito una decisa sterzata avvicinandosi più ai lavori solisti di Glenn e ai Black Country Communion. Fortunatamente “Shine On” alza il ritmo con un Tichy portentoso. Proprio il figliol prodigo, tornato per sostituire Deen Castronovo, da prova con il suo drumming estroso e potente di non essere un sostituto. Anzi per certi versi il suo modo di suonare si fa preferire a quello del suo predecessore. “Radiance” si fa più pesante e oscura con una sottile vena blues. A livello vocale Hughes è sempre il numero uno, incantando e raggiungendo note altissime senza mai strafare. “Born To Fly” e “Kiss The Sun” mantengono il ritmo non sostenuto del CD ma non riescono ad avere quella forza dirompente che un fan di vecchia data si aspetta dai The Dead Daisies. “Courageous” ha inserti melodici molto belli su una base rock e un basso pulsante intrigante, ma anche qui non si viene coinvolti in toto. “Cascade” è oscura nel suo incidere, quasi sabbattiana nel suo evolversi. Poi si trasforma nel ritornello per ritornare al tema iniziale. Forse, a conti fatti, risulta il pezzo più convincente di “Radiance”. Fino ad ora questo nuovo trend della band sembra non convincere in pieno. Il problema sembra che i The Dead Daises abbiamo perso quella capacità dirompente che negli album precedenti aveva entusiasmato sin dal primo ascolto. “Not Human” forse è quella che si avvicina di più al suo predecessore alzando il groove ma se paragonata ai pezzi di “Holy Ground” sembra quasi un outtake. Chiude “Roll On”, un lento dal sound riconducibile agli Zeppelin. Un’ottima song impreziosita dal timbro caldo e avvolgente di Glenn.
Tirando le somme “Radiance” delude abbastanza le aspettative. Capiamo l’estro di voler proporre qualcosa di diverso a livello di sound per non rimanere ancorati in un immobilismo cronico, ma come detto la colpa non è nelle canzoni ma più che altro nell’atteggiamento con le quali sono state incise. Per il resto questo ultimo lavoro è prodotto alla grande e suonato ancora meglio. Le capacità e l’estro dei musicisti non sono in discussione, il problema è che dopo un album del calibro di “Holy Ground” ci si aspettava qualcosa di più. Peccato.
Voto: 6,5/10
Fabrizio Tasso