Gli Stormruler sono un duo americano che propone un black metal a forte connotazioni melodiche, in palese collegamento “ispirativo” di band quali Naglfar e Dissection, il loro lavoro uscito a fine ottobre scorso con ben venti tracce tra canzoni vere e proprie e “intro”; e partiamo subito con le criticità: che se volessimo potremmo avere un lavoro di circa dodici pezzi e non si sentirebbe così la mancanza di otto-dieci interludi.
Sia chiaro non sono brutti, ma non tolgono e non aggiungono nulla, minutaggio escluso, all’album.
Detto questo, siamo di fronte agli stilemi classici del black metal melodico-death black di fine anni 90 e primi 2000 squisitamente svedese, ma in “salsa a stelle e strisce”. Il “salsa a stelle e strisce” implica un uso più accorto del mixer e del pentagramma ovvero: va bene il diabulus in musica, va bene la rabbia e il doppio pedale e va bene anche la registrazione “raw”, ma a tutto c’è un limite e la band riesce a mantenere un livello piuttosto alto come qualità di registrazione, post produzione e missaggio, senza perdere di credibilità.
In buona sostanza la band cosa fa?! Fa null’altro che ripercorrere il sentiero della fine degli anni novanta e ci mette più cura nel mix e nel master; questo permette di accedere ad un lavoro che seppur non fa nulla di nuovo da un senso di “aria nuova” all’ascoltatore e si fa ascoltare con una certa passione.
Strutture sonore classiche per batteria e chitarre, come per la voce in scream con riverbero e delay sempre presente e synth che sostituiscono tutti gli strumenti orchestrali ed affini non suonati direttamente.
“Ten heralds, ten desolations”, “Internal fulmination of the grand deceivers”, “Hymns of the slumbering race” che è un intro classico in acustico, “In the shaded vlasian forest” e “Sacred rites & black magic”, che è la titletrack, sono i brani che mi hanno più colpito.
Vi consiglio di dare un ascolto al lavoro, magari saltando qua e la gli interludi e gli intro, per farvi una vostra idea delle vostre canzoni preferite.
In conclusione questo “Sacred rites & black magic” è un lavoro interessante, secondo lavoro della band, vale la pena ascoltarlo e seguire le evoluzioni del pentagramma. Non è una novità, pur dando l’aria di novità per quello che ci siamo già “detti” sopra, ma vale la pena.
Voto: 7.5/10
Alessandro Schümperlin