A volte durante i miei viaggi di lavoro mi ritrovo a dover percorrere diversi chilometri e lungo i tragitti mi capita di ascoltare tanta musica. Spesso ne approfitto per ascoltare i dischi che mensilmente la redazione di GiornaleMetal.it mi manda per le recensioni da pubblicare.
Nel viaggio che mi ha portato lungo il Triveneto fino a Trieste ho caricato il nuovo album della band britannica Sky Empire dal titolo “The Shifting Tectonic Plates Of Power – Part One”.
La band ha attivo già un primo album, ma con un diverso cantante che ha perso la vita in seguito a un tragico incidente alcuni anni fa.
La band dopo un periodo di pausa, necessaria per riprendersi (anche solo in parte) dalla perdita del vocalist scomparso Yordan Ivanov, ha deciso di riprendere a scrivere musica e con l’aiuto di un signore assoluto della voce rock/metal mondiale come Jeff Scott Soto è tornata sulle scene con il primo capitolo di un progetto che si dividerà su più album.
La band è fortemente influenzata da alcuni dei nomi più importanti del Prog Metal degli anni ‘90, il sound, ma sopratutto la ricerca per le acrobazie su tempi dispari, assoli all’unisono tra gli strumenti rende questo capitolo della band molto affine alla concezione musicale della band di Petrucci e (ora posso dirlo…data la notizia freschissima di questi giorni) Portnoy. L’influenza dreamtheriana è fortissima, ma ci sono alcuni spunti più vicini agli Opeth, ai Porcupine Tree del periodo Fear of the Blank Planet e a certi ambienti sonori dei Symphony X. Un progressive metal a 360° che segue sì i vari canoni del genere, ma scritto e arrangiato in modo molto interessante.
Infatti la band e il suo mastermind Drazic Lecutier scrivono un album assolutamente pregevole e pieno di ottimi spunti e bellissime canzoni.
Perché, anche grazie all’eccellente performance di Soto, la band è andata oltre lo sterile esercizio di stile e di tecnica. Con The Shifting Tectonic Plates Of Power – Part One, la band ci porta una manciata di brani che risultano piacevoli ascolto e che non sfigurano nel panorama Prog Metal attuale.
L’apparente paradosso avviene poiché in questo periodo così articolato e colmo di band che hanno perso completamente il concetto di canzone in favore di assurdi contro-tempi, ricerca maniacale di complicazioni tecniche, inversioni di ruoli sonori tanto da avere chitarristi che fanno a gara a ‘chi ha più corde’. Costringendo i bassisti a spostare le loro frequenze in alto togliendo il corpo sonoro che rimane sulle spalle dei batteristi che per “evidenziare” le loro assurde ricerche ritmiche, digitalizzano i colpi rendendoli praticamente delle drum-machine. In questo clima di forte sovrabbondanza di tecnica, si è perso per una buona parte della scena Prog Metal l’essenza stessa della musica, quella del messaggio, del bel pezzo, del brano che è addirittura cantabile e che rimane, non perché è talmente complicato che sorprende, ma molto più semplicemente: perché è bello.
Gli Sky Empire sono una band che forse non porterà le frontiere dei poliritmi e della ricerca sonora avanti di decenni, ma con questo “The Shifting Tectonic Plates Of Power – Part One” fa una cosa che in pochi in questi anni hanno fatto…scrivere un album davvero bello e di ampio respiro. Degno di essere ascoltato più volte per entrare nel mondo stratificato del Prog Metal, senza dover chiedersi che diavolo stanno facendo tra labirintici e sterili funambolismi.
Grandi gli Sky Empire e grande Scott Soto, che ci regalano un album assolutamente di primo piano.
Nel frattempo in tarda serata sono arrivato a Trieste, piove e soffia il borino stasera, mi aspetta una doccia, un caffè in Piazza Unità d’Italia e una cena con amici.
P.s. dimenticavo…l’album è stato masterizzato agli Abbey Roads Studios, ergo suona benissimo.
Voto: 8/10
John Sanchez