Sono serviti cinque anni ed un cambio di etichetta per avere un nuovo lavoro da Seth Siro Anton e soci, il live “Infernus sinfonica” non vale, ma l’attesa ne è valsa la pena. “Modern primitive” è una badilata in faccia all’ascoltatore, senza mezzi termini.
Importante da sottolineare che la band si è avvalsa nuovamente dell’orchestra sinfonica di Praga per le parti orchestrali, andando oltre il concetto di uso dei sintetizzatori o dei campionatori.
Come negli ultimi lavori della band troviamo un death con una poderosa componente sinfonica, grazie ovviamente all’orchestra, che rende ancora più corposo il lavoro dei greci.
MA… c’è un ma… rispetto a “Codex omega” o a “Titan” oppure ancora “The great mass”, troviamo si la parte orchestrale ma è leggermente ridotta dando quindi più spazio alle bordate del combo ellenico.
Cosa dire della produzione?! Nulla è perfetta così com’è, partendo dalle batterie corpose, gonfie e precise che non fanno sconti a nessuno; passando poi per un basso che si percepisce, e cosa non da poco come sempre segnalo nelle recensioni, e si percepisce tutta la furia insita nello strumento e nei componimenti; troviamo delle chitarre altrettanto cariche di rabbia e di potenza.
voce cavernosa ed ancestrale come Anton ci ha abituati.
A tutto questo aggiungiamo la combinata delle orchestrazioni da parte dell’orchestra di Praga che oltre a non esser sintetiche o campionate ma suonate dall’ensemble praghese danno alla musica una fortissima spinta.
Unica cosa che posso aggiungere, ripercorrendo parzialmente quello che già segnato poco sopra, il fatto di aver alleggerito parti orchestrali rende differente, e forse, un pochino più “diretto” questo lavoro.
Personalmente per i quasi quaranta minuti di ascolto trovo delle perle quali: “The collector” che apre anche l’album, “Moderm primitive” che è la titletrack, “A dreadful muse” che chiude l’album degnamente e “Neuromancer” che oltre ad esser singolo e video risulta anche un tributo a Gibson ed al suo romanzo cyberpunk omonimo. Resta il fatto che tutte le canzoni presenti sull’album hanno una propria anima ed una valenza importante, ho faticato molto a segnalarvi solo queste quattro canzoni.
Rispetto al passato la band decide di fare lavori più “corti”, non so se sia un bene o un male prendo solo atto delle scelte della band; vedremo se questa scelta di alleggerire le orchestrazioni possa essere un nuovo viatico oppure è solo stato “un caso fortuito”. Di certo i Septicflesh colpiscono nel segno di nuovo e non ci sono molte altre cosa da aggiungere.
Voto: 9/10
Alessandro Schümperlin