Premessa doverosa : per me “Heavy Demons” è un capolavoro, uno dei migliori della discografia dei Death Ss, che ho avuto il rinnovato piacere di sentire alla grande dal vivo di supporto ai Ghost a Milano. Oltre a questo elemento, Ross Lukather è un mio conterraneo, lucchese come me, e ho visto la sua crescita musicale che lo ha reso uno dei batteristi più capaci e potenti del panorama nazionale. Lui, Andy Barrington al basso e Al Priest facevano appunto parte della line-up di Heavy Demons.
Chi si aspettasse musica su quelle coordinate sonore, però, rimarrà deluso. Unico spunto riconducibile al suono della band di Steve Sylvester è l’intro della prima song di “The New era”, “Warrior”, che poi assume la veste heavy-power che caratterizza il disco. A me ha dato l’idea che si tratti di un messaggio, come per dire: “potremmo fare quel genere, ma preferiamo l’ heavy metal classico” anche se poi ci sono dei tratti molto particolari anche in questo ambito.
La band è di altissimo livello tecnico e non ci sono brani riempitivi. Si parte appunto con “Warrior”, per proseguire con il riff serrato e opprimente di “Dark Side”, dove la chitarre di Al Priest e Luca Ballabio sono alla ricerca di quel groove che pochi riescono a centrare in maniera dignitosa, ma di questa ristretta cerchia gli “Screamin’Demons” ne fanno parte a pieno titolo. L’assolo di questo brano è complesso e articolato, caratteristica che più o meno viene esaltata in ogni brano.
“Enlight” fa emergere un’altra importante caratteristica del gruppo, la ricerca della melodia delle parti vocali, sia nel cantato di Alessio Spini, che nei cori, e in questo caso il brano scorre piuttosto bene pur non essendo particolarmente aggressivo. Personalmente questo brano è forse quello che mi piace meno, pur mantenendo elevati standard esecutivi, di tutti quelli proposti.
“Green fly” torna su tratti molto heavy, con un grande riffone alla Pantera, una batteria potentissima e un mood davvero aggressivo e, per quanto mi riguarda, è questa la dimensione degli Screamin’Demons che preferisco. Ancora più in alto con “Declaration of hate”, con grande riff segaossa e ritmo serratissimo di Ross, ma anche un break vocale in cui il brano rallenta e si addolcisce, di grande livello compositivo e molto suggestivo. “Night Song” non è una cover dei Cinderella, anche se le linee chitarristiche in un un certo senso ne ricordano qualcosa, ma anche sui si tratta di grande heavy power in un mid tempo.
Incursione ai confine del death con “Insomnia” per l’impianto musicale, ma quello vocale non si modifica molto e scorre come gli altri. Il titolo “We’ll see the light” rimanda immediatamente al capolavoro di Malmsteen e questo brano ne rispecchia impostazione e contenuti musicali, compresi gli assoli molto evocativi delle due asce. “Sacrifice” riporta a tempi e ritmi prevalenti di questo disco e tutto questo fa crescere la voglia di ascoltarli dal vivo, che credo sia il terreno ideali per questi animali da palcoscenico. La parte finale del brano con voce narrante è un piccolo omaggio all’horror metal, ma anche la finale “Lies” è sulle coordinate classiche di questo grande disco di metal italiano, per una band che potrà scrivere pagine importanti della nostra musica preferita, specialmente live.
Voto: 8/10
Massimiliano Paluzzi