Sono passati quasi 3 anni dall’uscita del primo album dei Rhapsody of fire (“The Eighth Mountain”) con Giacomo Voli alla voce, se non contiamo la pubblicazione della raccolta “Legendary years” (una sorta di best-of, con brani ri-registrati), ed ecco uscire “Glory for salvation”, secondo capitolo della saga “Nephilim Empire”.
L’album vede l’ingresso del nuovo batterista triestino Paolo Marchesich, oltreché conferma la presenza, ormai consolidata da tempo, di Manuel Staropoli, che a tutti gli effetti può essere considerato il “sesto” membro della band (per lo meno per quanto concerne l’attività in studio).
Dopo l’uscita dell’EP “I’ll be your hero”, l’attesa per il nuovo lavoro era tanta, vuoi per la curiosita’ di “vedere” la direzione artistica intrapresa da Staropoli & C. rispetto al passato, che per la scelta delle linee vocali che sul precedente album non sembravano azzeccatissime.
Se “The Eighth Mountain” poteva essere considerato una sorta di album di transizione dal punto di vista “vocale”, in “Glory for salvation” Giacomo supera tutte le aspettative, dimostrando di essere pienamente integrato e coeso nel sound della band.
I nuovi brani gli sono cuciti addosso in maniera perfetta, per chi nutriva dei dubbi sulla sua vocalità nel contesto “Rhapsody of fire”, con questo lavoro dovrà ricredersi! Ogni remore verrà spazzata via!
Giacomo Voli è il cantante “perfetto” per questa band: incredibilmente versatile, tecnicamente eccelso (il successo che sta riscuotendo nel programma Mediaset “All together now!” ne e’ la riprova !), ragazzo umile che cerca sempre di migliorarsi non sentendosi mai arrivato.
Dall’album d’esordio “The Eighth Mountain”, il cantante emiliano ha fatto passi da gigante (anche se era già perfetto così, intendiamoci!), basta ascoltare l’opener “Son Of Vengeance” -dal minuto 3:17 al 4:05- per rendersene conto: un sunto di tutta la sua bravura e versatilità.
“Glory for salvation” suona più diretto ed immediato rispetto al suo predecessore (che necessitava di ripetuti ascolti prima di essere assimilato), ma non per questo inferiore dal punto di vista compositivo.
Disco ottimamente prodotto (come sempre), con il quale è stato fatto un passo in avanti nella “nuova” carriera artistica di questa band, pioniera nell’aver coniugato musica classica, sonorità folk-medievali con la musica metal.
I brani posti in apertura “Son Of Vengeance” e “The Kingdom Of Ice” sembrano riportare i R.o.f. all’epoca degli esordi, all’era di quel capolavoro dal titolo “Legendary tales”. In particolare ritengo che “The Kingdom Of Ice” possa essere considerata come la nuova “Land of immortals”, oltre che essere una delle tracce più belle del disco, anche grazie ad un ritornello davvero avvincente.
La title track “Glory for salvation” si apre con tastiere tipicamente anni 80’ per dare poi sfogo a tutta la sua epicità, fatta da cori davvero “maestosi” ed arricchita dalle ottime trame tessute dalla chitarra di Roby De Micheli, altro valore aggiunto dei “Rhapsody of fire” 2.0.
L’ intermezzo “Eternal snow”, incentrato sul flauto di Manuel, mi riporta alla mente le atmosfere orientali del film d’animazione “Kung fu Panda”. Siamo seduti attorno al fuoco a sognare ed ecco irrompere sulla scena “Terial The Hawk” con le sue melodie “danzanti”, per quella che può essere considerata la degna erede di “The village of dwarves”: anzi, qualitativamente la supera!
Strepitoso il cantato di Giacomo, che in questo brano mette in mostra (se mai ce ne fosse ancora bisogno) tutta la sua versatilità e bravura vocale; gli arrangiamenti sono davvero notevoli, troviamo sonorità celtiche/folk che si intrecciano con quei cori tanto cari ai Queen ed in parte ai Blind Guardian di “A night at the opera”: il risultato finale è davvero sorprendente!
“Maid of the secret sand” si muove su territori già esplorati con “Beyond the Gates of Infinity”, senza mai correre il rischio di auto-plagiarsi e mettendo in risalto, ancora una volta, l’ottima prova di Giacomo che riesce a dare sfogo a tutto il suo dinamismo vocale.
E’ il turno del brano più lungo del disco, della suite dal titolo “Abyss of pain II” (“Abyss of pain”, era un’intro che apriva l’album “The Eighth Mountain”). Cori inquietanti dal sapore oscuro e malvagio aprono le danze, dopo un breve sunto orchestrale, ecco irrompere sulla scena il cantato “demoniaco” di Giacomo (in stile “When demons awake / Reign of terror”) , che poi cambia registro virando su parti vocali “pulite” e cantate in lingua italiana; nel complesso si tratta di un ottimo mid-tempo, il cui chorus centrale ricorda vagamente quello di “The frozen tears of angels” ma dal ritmo “rallentato”.
“Infinitae Gloriae” altra canzone che ci riporta al periodo di “Symphony of the enchanted lands”, brano molto melodico e di facile assimilazione, dove la formula del ritornello, che si sviluppa in lingua italiana, risulta vincente.
E’ il turno della splendida ballad dal titolo “Magic signs” traccia che ci viene riproposta in tre versioni: cantata in inglese, in italiano “Un’ode per l’eroe” e in spagnolo “La Esencia De Un Rey”. Delle tre versioni, ho apprezzato maggiormente la versione cantata nella nostra lingua. Il brano riesce ad emozionare, sia per la bellezza intrinseca della composizione che per l’interpretazione canora.
“I’ll be your hero” è il brano ormai conosciuto ai più, essendo stato pubblicato nell’omonimo EP da cui ne prende il titolo. Canzone marcatamente epica e perfetta per essere suonata “live”. In evidenza il sound anni 80’ delle tastiere (come già sentite nella title-track), il guitar-work “mostruoso” di Roby De Micheli e la vocalità di Giacomo, sempre più a suo agio nella parte, strabilianti gli acuti in falsetto che aprono e chiudono il brano.
Altro pezzo da novanta a chiudere il disco, “Chains Of Destiny” è una power-song che strizza l’occhio alle sonorità di “Dawn of victory” e di “Holy thundersforce”. Delle ultime due tracce poste in chiusura, ne abbiamo già parlato e sono le varianti di “Magic signs”, ovvero “Un’ode per l’eroe” e “La Esencia De Un Rey”.
Nel complesso questo “Glory for salvation” è un ottimo disco, snello, asciutto, suonato in maniera impeccabile e curato nei minimi dettagli, a partire dagli arrangiamenti per finire alle linee vocali; sicuramente il miglior disco (artwork compreso) sfornato dai Rhapsody of fire versione “2.0 “(ovvero dalla dipartita di Luca Turilli).
Rubando il titolo di un loro brano, chiudo la recensione con … “THE LEGEND GOES ON”!!!
Voto: 8,5/10
Stefano Gazzola