Chi ha apprezzato e amato la potenza melodica di un brano come “Shyboy” che Billy Sheehan si era portato dietro dai Talas per farne un capolavoro con Mr.Big, troverà questo “Ten” poco interessante, perché si tratta di un disco molto riflessivo, sicuramente influenzato dalla scomparsa del batterista Pat Torpey, a cui l’album è dedicato.
Un disco orientato e votato al blues rock, con alcuni passaggi di rock’n’roll che sembrano riportare indietro la macchina del tempo, con riferimenti al rockabilly ( ascoltate la chitarra di “What were you thinking”) e addirittura ai Rolling Stones, come risulta evidente ascoltando “Up on you”.
Dicevo di Billy Sheehan, uno dei bassisti più influenti dell’hard rock, che anche su questo “Ten” fornisce una prova sensazionale sia in fase ritmica che di contrappunti sonori. Un vero gigante delle quattro corde, uno dei miei preferiti di sempre per la personalità di esecuzione.
Come dicono nelle note, si sono ispirati al blues rock degli anni 70 e il risultato è certamente di altissimo livello sotto il profilo della orchestrazione e musicalità. I brani sono tutti molto curati e molto brillanti. Certamente manca quella grinta che ha caratterizzato molti dischi dei Mr.Big, una entità molto più affermata in Giappone che da noi.
Eric Martin, voce, Paul Gilbert, chitarra e voce, Billy Sheehan al basso e voce e Nick D’Virgilio alla batteria compongono una band di grande livello tecnico, anche se da Paul Gilbert mi aspetto sempre molto, vista la sua classe, stavolta messa forse troppo al servizio del collettivo, come si direbbe in termini sportivi.
Dopo il brano di lancio “Good Luck Trying” che è anche il video promozionale dell’opera, blues-rock deciso e ruvido trainato dal basso rombante di Sheehan, “I Am You” è probabilmente il brano più vicino alla produzione classica, hard rock melodico, dei Mr.Big, ma è una parentesi.
Intriga la chitarra effetto-slide di Gilbert in “Right outta here”, mentre “Sunday Morning Kinda Girl” è una specie di marcia che riporta indietro nel tempo con coretto surf.
Le influenze sono molteplici, ovviamente elaborate con grande personalità da questo supergruppo e le tastiere a fanfara di “As Goods As it Get” sono certamente più vicine ai Genesis prog-pop che al metal.
Tutto questo senza scadere in soluzioni banali o scontate e anche i due lenti sono di alta classe : “ Who we are”, dove finalmente Gilbert fa sobbalzare sulla sedia l’ascoltatore, e , soprattutto, “The Frame”, a mio avviso il brano più bello del disco, con una vena malinconica che ne esalta il mood e un assolo sfumato che lo rende adattissimo all’airplay radiofonico.
La bonus track “Days on the Road” esalta le doti virtuosistiche di Sheehan e Gilbert che si producono in un assolo durante il quale i due strumenti si intrecciano in una prova di grande classe esecutiva.
Non è il più bello dei dieci pubblicati finora, ma è certamente un prodotto di alta qualità per Mr.Big.
Voto: 7,5/10
Massimiliano Paluzzi