Dopo tre anni di silenzio i Marlene Kuntz rispuntano sul mercato sonoro con questo “Karma clima” album che tratta, ovviamente, del cambiamento climatico e delle preoccupazioni ad esso correlate; un concept molto particolare e che resta tema sentito da molti.
Come negli anni 90 così anche ora i Marlene hanno una loro visione della musica e della poetica, a differenza di altri non sono interessati a “parlare di spettacolo e di spettacolarizzazione delle cose”, perché fanno parte di quelle band che vogliono far riflettere i propri ascoltatori e non “facciamo solo festa”.
il modo di scrivere rimane sempre quello di marchio di fabbrica dei MK; la produzione è stata data a Taketo Gohara che da una spinta in più a quelle che sono le composizioni della band; inoltre la band fa sapere l’album è stato concepito nel 2021 ed ha preso vita fisica in tre località piemontesi agli inizi del 2022(Viso a Viso cooperativa di comunità di Ostana, Birrificio agricolo Baladin Piozzo e Borgata Paraloup), facendo poi uscire questi nove brani a fine settembre scorso. A differenza di quello che è l’attuale metodo di lavoro delle band, questo è un concept album e non un insieme di singoli; azione a mio avviso parecchio encomiabile e in controtendenza con il mercato.
Le scelte da mixer sono quelle tipiche della band quindi una cura per il suono tanto quanta cura si mette per la voce, per le liriche e per gli arrangiamenti. Interessante anche la presenza di Elisa come guest in una loro traccia(Laica preghiera).
Diciamo che seppur sono una band la cura è quasi come se fosse un lavoro di tipo cantautorale; quindi una perla particolare all’interno di un mercato che sempre meno accetta cose di questo tipo e sempre più cerca musica “usa e getta”.
“L’aria era l’anima”, “Laica preghiera”, “Scusami” e “Vita su marte” mi hanno colpito oltre modo ed hanno scosso alcune delle mie corde del ricordo ed emozionali. Vale la pena ascoltarlo, se non l’avete già in collezione, perché è un album di pregio e con dei livelli altissimi di cura e di risposta sonora
Concludendo tre anni di attesa per un lavoro di altissimo livello e che fa tornare in modo splendido la band alla ribalta. Vero è che non siamo più nel periodo d’oro dell’indie e dell’alternative rock italiano; ma resta fuor di dubbio che un lavoro fatto bene vale indipendentemente dal periodo in cui esce.
Voto: 8/10
Alessandro Schümperlin