La recensione di questo “Inception”, album d’esordio di Hugo’s VOYAGE è semplice e complicata al tempo stesso. E’ chiaro che, a un primo ascolto, questo disco sembra una fotocopia dei Journey, secondo una tipologia che il grande Beppe Riva, giornalista di metal fra i migliori, definiva xerox-band, utilizzando un termine legato a una fotocopiatrice fra le più iconiche degli anni 80.
La voce di Hugo è certamente molto simile a quella straordinaria di Steve Perry, che è stato cantante della band americana fino al 1998 ed è considerato uno dei migliori interpreti del rock melodico mondiale. Una voce, quella di Hugo, davvero vicina a Perry ma anche una grande personalità che lo rendono a sua volta uno dei cantanti aor più amati.
Hugo’s Voyage nasce nel 2005 come tribute band dei Journey e ottiene un notevole successo in Usa, dove il mito della band e’ ancora ai massimi livelli. Il gruppo Hugo ‘s VOYAGE è composto da ottimi musicisti : Hugo Valenti, voce, Robby Hoffman alle chitarre, Lance Millard alle tastiere, Greg Smith al basso e Dana Spellman alla batteria. Hanno collaborato al disco anche Steve Ferlazzo alle tastiere e Ray Herrmann al sassofono.
E’ difficile perché la qualità compositiva è molto alta, i brani suonano benissimo, gli strumentisti sono padroni delle esecuzioni, ma tutto ha il sapore del già sentito, del derivato. Data questa avvertenza, entrando nell’ascolto del disco, ci sono molti brani molto belli e di grande qualità, con una superproduzione.
Con la stranezza della title-track che è una intro, peraltro suggestiva, ci sono grandi brani come “Crazy what love can do” dove ci sono tutti gli ingredienti per un aor di altissimo livello, lo stesso con la seguente “Don’t wanna live without your live”, brani d’amore, con tempi esecutivi non accelerati, suoni levigati, dove la voce di Hugo manifesta tutta la sua classe, con cori e controcanti molto curati.
E’ la classica musica da lunghi percorsi in auto, con uno sguardo al passato come in “Sound of a broken heart” , dove le chitarre disegnano quelle sfumature tanto care a Neal Schon, funambolico chitarrista dei Journey, autore di dischi solisti di grande classe e autore molto raffinato. L’assolo di questo fantastico brano sembra veramente suonato da lui, ed è un complimento ai due chitarristi.
Molto più dinamica “Goin’ away” una sezione ritmica protagonista, ma con la successiva “A Friend like you” siamo sull’ultra melodico, all’esaltazione dei buoni sentimenti e della bellezza della vita, come, in questo caso, l’amicizia. I toni sono morbidi, ma la musica colpisce l’anima, specie con il break centrale. I brani scorrono e si differenziano, come nel caso del rock leggero di “How many times”, davvero easy listening, con un assolo non certo appartenente al mondo degli shredder, più o meno come “I’ll be around”. Un sognante pianoforte caratterizza l’ultramelodica “In My heart”, una ballata suadente, replicata dalla successiva “September Love”, dove l’assolo delle chitarre ha uno spessore diverso. “The Voyage” è la descrizione più dinamica del percorso fatto dalla band, mentre la finale “When heaven makes an angel” è il brano nettamente più lungo, quasi acustico, una grande ballata che conclude “Inception”.
A mio avviso Frontiers fa bene a puntare su questa ex-cover band, perché si va a inserire in un settore, l’aor americano, che oggi non presenta molti autorevoli esponenti. Hugo’s VOYAGE, se miglioreranno ulteriormente la fase compositiva, possono diventare punto di riferimento assoluto di questo settore.
Voto: 7,5/10
Massimiliano Paluzzi