Se “F8” mi aveva garbato e non poco, album veramente cazzutissimo per altro, mi ritrovo ora con la seconda parte di un greatest hits che sinceramente non comprendo fino in fondo.
“A decade of destruction vol. 2“ è il titolo di questa seconda parte del greatest hits uscito pochissimi mesi fa.
Se il primo volume, uscito lo scorso anno, ovviamente intitolato allo stesso modo ma “volume 1”, raccoglieva i classici pezzi della band, brani che mediamente si possono trovare nei loro live per capirci, questo secondo volume invece va a riesumare brani più lenti, e non sempre azzeccatissimi, e include quattro remix e una versione acustica; brani che non tolgono e soprattutto non aggiungono nulla alle versioni originali.
Capisco il voler fare, come capita spesso, delle versioni particolari e a volte parecchio distanti dai brani primevi, ma bisogna creare il presupposto funzionale, se no si ha solo un brano che non è “né carne e né pesce”.
Il fatto che i Five finger death punch non abbiano in questo greatest hits inserino neppure un brano da “F8”, od altri brani un pochino più energici e muscolari “suona” strano.
Non nego che i brani passano piuttosto velocemente e ci si imbatte in certe variabili interessanti complessivamente, perché dimostrano che i FFDP sono in grado di spaziare con sonorità differenti dai soliti standard: dal flamenco al country da delle variabili quasi rap a dei passaggi in acustico.
Si nota anche il passaggio di consegne tra Andy James e Jason Hook; questo si percepisce in “Broken World“ inedito, esclusi i remix e le versioni alternative, proposto in questo lavoro.
Di questo in molti, me compreso, si stanno chiedendo se effettivamente con L’uscita di Hook dalla band cosa accadrà a quest’ultima. Vero che questo singolo da buone speranze, ma è anche vero che Hook ha firmato un sacco dei successi della band. Speriamo nel futuro.
Il “best of…” è prettamente rivolto ai collezionisti e, forse, a quelli che vogliono conoscere il gruppo, avendone però una piccola infarinatura sui FFDP. Direi che con buona probabilità, per non dire certezza matematica, per comprendere il tutto serve acquistare entrambi i volumi che lo compongono.
“A Decade Of Destruction Vol. 2”, e volume 1, mi puzzano troppo che siano stati fatti per meri motivi contrattuali e per, ovviamente, bypassare la mancanza di tour e promuovere il nuovo disco uscito a febbraio. Non certo per il bisogno ed il piacere della band di fare una, anzi due, raccolta dei vecchi lavori.
Capisco che fare una mossa del genere, con gli attuali ritmidiscografici e di attenzione del pubblico, unico problema è che si poteva fare di meglio con tutto il materiale presente nella loro “faretra”, ma evidentemente hanno deciso per un lavoro non dei migliori.
Una cosa che infatti balza subito all’orecchio è la differenza di produzione tra i pezzi pre “American Capitalist” e quelli post. Altro segnale di disinteresse da parte della band e passare da produzioni pompate e di alto livello a brani parecchio più grezzi e meno “raffinati e pettinati”lascia parecchio interdetti.
Se siete collezionisti o tra le persone che non conoscono i Five Finger Death
Punch e volete dargli una possibilità, l’acquisto di “A Decade Of Destruction
Vol. 2” (+ vol.1) è senza dubbio consigliato, altrimenti lasciate perdere che un inedito, quattro remix ed una versione acustica, non vale l’acquisto.
Voto: 6.5/10
Alessandro Schümperlin