I tedeschi Bonded sono un’idea di Bernd Kost, chitarrista, e Markus Freiwald, batterista, entrambi ex Sodom e conosciuto come Bernemann e Makka, usciti nel 2018 quando il loro leader Tom Angelripper, decise di rinnovare in toto la band.
Per completare la lineup i due hanno arruolato Chris Tsitsis, chitarrista, ex Suicidal Angels, Ingo Bajonczak, vocalist nei conterranei Assassin e Marc Hauschild al basso ed ex Tauron. I più caustici potrebbero parlare di una band di rosiconi o di defenestrati. Ma direi che non è proprio così, sono dei musicisti che hanno deciso di continuare il loro modus opernadi con altri musicisti visto che sono stati mandati via, quattro su cinque, dalle band d’origine.
Il loro album d’esordio è “Rest in Violence” disponibile dal 17 Gennaio scorso tramite Century Media Records presuppone un esordio con onori ed oneri. Onore, perché con produzione alta e budget altrettanto alto portano la loro qualità ad un livello altissimo, onere perché il rischio di cadere dall’alto è più semplice.
Il platter è un buon “bigino” del thrash, che affonda comunque le radici nel metodo di lavoro dei Sodom, in primis, e di alcune variabili di thrash metal americano, Bay area principalmente, ma non solo. Diciamo che di base si sono messi a fare, in dieci tracce nella versione normale, quello che è la storia del Thrash mondiale. Si notano palesemente i rimandi di cui sopra.
I Bonded non hanno inventato nulla, ma la loro esperienza ed il loro talento sono ascoltabili nel materiale energico ed attuale anche se parecchio legato al loro passato.
Il sound del quintetto è basato, sulla ritmica delle chitarre, a cui si affianca una batteria martellante ed un basso che fa un ottimo lavoro nel compattare tutto. La voce roca senza essere troppo gutturale, è aggressiva, salda e marcata, in più punti ricorda Angelripper ma non lo scimmiotta sia chiaro.
“Godgiven”, “Suit murderer”, “Rest in violence” che al suo interno vi è la partecipazione di di Bobby Ellsworth e Christian Giesler, “Je suis Charlie”,”No cure for life” sono le tracce più incisive dell’album. Va detto che nella versione deluxe ci sono le bonus-track “The beginning of the end” e “To each his own”, canzoni congrue che aumentano il minutaggio dell’album ad oltre i cinquanta minuti.
Diciamo concludendo che questo lavoro è per i fans dei Sodom e del thrash old school. Ma di per sé non toglie e non aggiunge nulla. Di certo sarà da vedere se, come altre situazioni similari, avranno seguito sia di fans che di continuità compositiva staccandosi magari da alcuni stilemi delle loro ex band.
Voto: 7/10
Alessandro Schümperlin