Torna, grazie alla consueta capacità manageriale della Pride & Joy Music un gruppo che affonda le sue radici nella parte nord della Germania, precisamente la città di Amburgo, i Bad Sister con “Where will you go”.
Il disco si apre alla grande, con un potenziale hit. “Lose or win” è un classico brano aor che guarda al passato, molto agile nella struttura, con un ritornello che fa presa, pennellate di tastiera e una chitarra che disegna un assolo breve ma significativo. E’ anche il video che offre l’immagine che la band vuole trasferire : non più giovanissimi, si vede che amano quello che fanno. Non posano, hanno solo voglia di suonare. Del resto la band esiste dal 1980 e quindi, in assenza di un successo straordinario, se dopo 43 anni sono sempre in pista, è proprio la passione a guidarli. Lo dicono anche in questo brano ..”here i go again”, rieccoci, come a riannodare un filo interrotto anche da qualche disgrazia, come la prematura morte, a soli 53 anni, della cantante originaria Petra Dagelow, nel 2013.
La matrice è comunque hard rock, e non potrebbe essere altrimenti, con una spiccata propensione alla melodia, come in “Feels like Love”, che mette in evidenza la voce della cantante Andrea Löhndorf, non dotata di una estensione particolarmente elevata, ma in grado di assecondare al meglio lo sforzo espressivo di questa band amburghese che dimostra di avere buone qualità tecniche. Fa sognare “Bright Lights” grazie a un gran lavoro del basso in stile funkeggiante che guida la voce e una chitarra “leggera”, un brano molto elaborato nella sua semplicità.
“Don’t need me” torna a percorrere sentieri più vicini all’aor europeo e la tastiera torna a dare tocchi di melodia che irrobustiscono il brano, specialmente nel break finale, un momento molto intenso. E’ ancora aor più levigato “You’re gone”, dove tastiere e chitarre si fondono con il classico incedere di questo genere. Anche in questo caso gli assoli di chitarra sono molto appropriati, ma brevissimi, in circostanze in cui forse potrebbero essere sviluppati ancora più estesamente, ma è un dettaglio.
Il disco prosegue con “Couldn’t do right” che è un hard rock piuttosto semplice, dove Bad Sister si trovano a loro agio, ma che forse emoziona di meno, rispetto al materiale del disco che è più vicino all’aor, sia pure letto in chiave statunitense, ovvero con una matrice hard maggiormente accentuata. “Confess you love” presenta una linea chitarristica molto graffiante e interessante, che arricchisce un brano che scivola bene sul piano dell’ascolto, con soddisfazione di chi ama la chitarra metal, come il sottoscritto, specialmente nel finale, quando il brano si ferma e riparte.
Bad Sister sanno fare anche le ballate e lo dimostrano con “Could it be love” dove l’interpretazione di Andrea è di alto livello, grazie appunto al fatto che la velocità del brano è ridotta e “Moon woman” brano molto intimista. Si torna al binomio chitarra-tastiera in “Fair enough”, in linea con molti altri di “Where will you go”, con un refrain molto definito e breaks di tastiera e chitarra, compresa una voce al megafono che non ci si aspetterebbe. Scivola verso lo sleazy, complice un pianoforte protagonista, “She doesen’t love you”, mentre “Some Halleluja” è un classico mid-tempo hard rock che sperimenta melodie vocali un po’ diverse dal resto del disco, che si chiude con un brano molto efficace e diretto, “Got Caught”, che fa calare il sipario su un disco certamente interessante e che ci auguriamo porti a una fertilità compositiva più frequente di questo datato ma sempre attuale gruppo tedesco.
Voto: 7/10
Massimiliano Paluzzi