Esordio interessante per la band tedesca Bad Bone Beast con la Drakkar Entertainement , con un titolo piuttosto eloquente. “ Extravaganza”. Il gruppo è composto da Ruben Claro – bass, vocals, Alex Schmitz – guitar e Klaas Ukena – drums , sicuramente ottimi strumentisti e con grande voglia di suonare.
“Extravaganza” non stupisce per originalità, ma sicuramente è un disco che merita di essere ascoltato. Il genere proposto è una sorta di hard rock- grunge con elementi psichedelici e una grande fonte di ispirazione nel blues, come si può capire da alcuni passaggi e atmosfere.
Il percorso che ha permesso di emergere ai Bad Bone Beast parte da un ep pubblicato nel 2019 “Water into wine” che contiene già alcuni elementi che troviamo ben sviluppati in questo disco d’esordio, peraltro autoprodotto dal gruppo, che presenta molte sfaccettature diverse, risultando alla fine piuttosto vario.
Come spesso è accaduto, è stata la pandemia a favorire il processo compositivo, che ha reso possibile “Extravaganza”, prima di riportare su palchi importanti il gruppo, soprattutto con Marco Mendoza e Bird of Joy, nell’ Europa centrale e del Nord.
Si prende il via con “Bonehead”, rock’n’roll spinto da un ottimo riff, seguito da “Lost and found”, dove la vicinanza a certe composizioni di Pearl Jam è piuttosto evidente, sia per le armonie vocali che per l’atmosfera complessva, ma fatta con personalità.
“Breaking all cages” è un classico hard rock, impreziosito da un break chitarristico nel centro del brano che poi sfocia in un ottimo assolo. “Me, u and i” torna invece a battere la pista del grunge, con una chitarra semiacustica e un ritornello classico. Il basso fornisce la spinta per il groove di “Truth or dare” che comunque ricalca lo stile del brano precedente.
Arriva una chitarra southern per “Old Man”, mentre l’hard blues che citavo prima si affaccia durante l’ascolto di “New Age Western”, e l’influenza blues si esplicita anche nell’hard rock di “Back in the game”.
I brani scorrono, con “Fade” che è più compassato e propone un delicato arpeggio, con un assolo di chitarra di altri tempi, in crescendo. Addirittura la slide guitar per “Moving Doll”, cui segue il grunge di “One last time”, che si chiude con una specie di loop finale che include voce, chitarra e un pianoforte. “Sunday afternoon” sembra una lettera trasposta in musica, con chitarra acustica che poi sviluppa un brano molto diverso dagli altri. “When the world goes down” sorprendentemente richiama gli Oasis, nella fase iniziale, per poi tornare in linea con quanto proposto in precedenza con il resto di “Extravaganza”.
Voto: 7/10
Massimiliano Paluzzi