Eddie deve morire è il titolo del romanzo scritto da Antonio Biggio per la Blitos edizioni, pubblicato lo scorso giugno.
Devo ammettere che come molto spesso il concetto “il vestito non fa il monaco!” è sempre più spesso veritiero; santa saggezza popolare. Ed ovviamente se lo sto scrivendo ad inizio di valutazione di questo libro, ci sarà un perché.
Il motivo è presto detto che Biggio fa un lavoro ottimo e se da un lato la copertina ed il titolo mi parevano una forzatura, la realtà dei fatti è che non vi è alcuna forzatura anzi.
Il romanzo è un giallo ed allo stesso tempo un tributo ad un gruppo heavy metal molto noto: gli Iron Maiden. Ma direi che se siete arrivati fino a qui con il dubbio di chi si stava parlando direi che avete un problema.
Ammetto nuovamente che la linea di demarcazione tra un lavoro ottimo ed un libro che poteva non essere stampato è parecchio sottile; ma Antonio Biggio ha dimostrato che lui è in grado di fare non solo la differenza ma persino di dimostrare che pur basandosi su di un “punto di partenza” quale “the number of the beast” degli Iron maiden, del un loro live all’hammersmith Odeon parte del “The Beast of the Road tour” del, appunto 1982; la loro storia in quel periodo e creare un giallo, o thriller che dir si voglia, non solo non è facile ma è certamente un livello assolutamente di qualità alta.
Ma entriamo nel merito delle pagine del romanzo:
Siamo nel lontano 1982, come inizio, ci sono gli Iron che presentano The number of the beast e devono rodare con il “nuovo” cantante. C’è da segnalare che vi è un approccio temporale simile a quello di Evangelisti con i romanzi su Eimerich(ma non con sbalzi temporali così “lunghi”); ovvero, per chi non conoscesse, ci sono sbalzi temporali tra più tempi storici visto che se la base, ripeto, è the number of the beast e della mal’interpretazione da parte dei “soliti noti”; creare il nuovo feticcio su cui riversare le proprie frustrazioni ed il proprio odio e delle situazioni “non conformi” della Londra del 1982 e di quello che accade prima e dopo, oltre che durante, il live l’hammersmith.
Per cui abbiamo una setta di religiosi fanatici, che decidono che i nuovi “eretici” e “nuovi baluardi sacrileghi” sono gli Iron e che quindi devono essere eliminati dalla faccia della terra per “volere di dio”.
Nel contempo ci sono altri casi strani che sembrano completamente scollegati da quello che pare in prima battuta, eppure… Andrew Briggs (che ricorda vagamente il nome dell’autore in versione inglese) protagonista del libro, ed ispettore di Scotland Yard, non crede alle coincidenze e comincia ad investigare.
Partendo da questo insieme di fatti e di fantasie Biggio costruisce una storia coinvolgente nella quale il live rappresenta il filo conduttore di tutto il romanzo, ma non è il solo tema trattato. Ce ne sono tanti altri che si intersecano con grande capacità a quello principale. Un romanzo che deve essere letto perché solo cercarne di raccontare la trama(senza spoilerare nulla) non è sufficiente, ed anzi non rende affatto giustizia alla complessità del libro; per Biggio questo è il suo primo romanzo. Lo ha scritto omaggiando una band leader dell’heavy metal, che lui ama molto; ma Biggio è soprattutto un grande appassionato di teatro nel cui ambiente ha trascorso più di 30 anni di vita.
Ora questa nuova esperienza anche come scrittore di thriller, che spero non si esaurisca con questa opera, da nuova linfa a lui e da a noi un lavoro di tutto rispetto. Spero infatti di poterne presto riapprezzare la prosa e la fantasia in un prossimo romanzo. Per il momento complimenti per questo. MA non voglio andare più in là di così nel raccontarvi le vicende del e nel libro.
Cosa interessante e di livello: nel volume troviamo un QR-code che rimanda a Spotify, che vi permette di assaporare le canzoni che troviamo nel romanzo. Quindi punto in più e motivazione aggiuntiva per farne qui recensione.
In finale, leggendo le note scopro che Antonio Biggio è un autore che ha un bagaglio trentennale a livello teatrale, come già accennato sopra, ed ha lavorato con: Vergassola, Teocoli e Freak Antoni. È per altro attore, regista, direttore di produzione, e presto uscirà la sua traduzione di “Loopyworld, the Iron Maiden Years”. Quindi se è “esordiente” in ambito di romanzo giallo ha un bagaglio enorme di esperienze di scrittura di tutto rispetto che lo rende tutt’altro che un neofita.
Concludendo questo è un lavoro che sarà ottimale per tre generi di soggetti:
Eddie deve morire è ottimo per gli appassionati di giallo/thriller.
Eddie deve morire è ottimo per gli appassionati degli Iron Maiden.
Eddie deve morire è ottimo per gli appassionati della bella scrittura e del materiale fatto bene. Ne vale la pena e ci aggiungo che non è scontato riuscire a fare un lavoro così fatto bene.
Voto: 8/10
Alessandro Schümperlin