Dopo tre anni gli Alter Bridge fanno uscire un nuovo lavoro dal titolo “Pawns & Kings” e, fermo restando che non sono stati con le mani in mano in questi tre anni e che per le band di grosso calibro tre anni di “silenzio” non sono questa grande assenza. Ovvio la loro “assenza” dalle scene è dovuta da che è un’insieme di situazioni mondiali tutt’altro che comode e facili da gestire, loro hanno dato sfogo sia a progetti paralleli che alla scrittura di questo lavoro.
Ma entriamo nel vivo dell’album; questo settimo album della band nasce sotto ad una stella non ottima visti gli ultimi capitoli non proprio brillanti della band. E invece… e invece a sto giro la band propone un lavoro interessante e ben composto, mixato, e post prodotto molto bene(per altro il produttore è lo stesso da diversi anni ovvero: Michael “Elvis” Baskette).
Scelte particolari comunque quelle di post produzione, dato che in più punti dell’album troviamo delle distorsioni al basso ed alla chitarra particolarmente cupe e più vicine a sonorità metal estremo, ma non sfigurano anzi danno alle composizioni più corposità.
Trovo solo un pochino “ronzanti” i piatti e strani i tamburi che sono gestiti in modo piuttosto strano, perché hanno delle code strane nel senso: quando sono accorciate il piatto si sente spiccare, nel caso in cui siano lunghe le code viene abbassato il volume.
Per i tamburi vengono “ammutoliti” con pochissimo riverbero e pochissima “room”. Ma non è un errore solo scelte sonore che mi destabilizzano.
Voce inconfondibile e su cui non c’è nulla da dire.
“Last man standing”, “Season of promise”, “This is war” che apre l’album, “Sin after sin” e “Holiday” vi danno il senso delle mie parole e credo vivamente che vi colpiranno come hanno colpito me.
Come sempre date un ascolto e decidete le vostre tracce preferite.
Nota di merito per “Fable of the silent son” che supera gli otto minuti di musica, portando la band verso lidi prog, a dimostrazione che la band dagli esordi ad oggi ha fatto evoluzione, nel bene e nel male.
Cosa aggiungere sugli Alter Bridge… Che hanno proposto un lavoro di livello, togliendosi di dosso, a mio avviso, il concetto di “grunge-post grunge” e di aver dimostrato che possono andare al di là delle categorizzazioni base. Di certo questo “Pawns & kings” non potrà cambiare le sorti della band, ma dimostra maturità e capacità evolutiva che in tanti non hanno dimostrato.
Buon ascolto.
Voto: 8/10
Alessandro Schümperlin